I Tagliani
L’ultima volta che ho guardato fuori non ho visto palme ed una giungla lussureggiante ma ormai l’impressione, mia personale ma anche di molti miei amici e conoscenti, è che l’Italia sia diventata una sorta di Repubblica delle Banane.
Siamo ormai da un anno governati da un gruppo di banchieri che non pago di aver causato una crisi colossale su scala globale ha pensato bene di risolverla aumentando le tasse ai cittadini.
Sorvoliamo sulla suprema intelligenza di chi ha scelto, per risolvere la crisi, proprio quelli che l’hanno causata, ma tant’è, ci sono e tocca tenerseli. Cercano la crescita, ma anche un bambino sa che come in una scatola di giocattoli non puoi metterne all’infinito, su un pianeta finito la crescita non può essere infinita, specie con un sistema economico mondiale basato sul debito come quello attuale.
Allo stesso tempo, non vedo neanche l’utilità di “salvare” un Paese lasciando i cittadini in povertà. Anche i governi degli stati africani vendono diamanti e petrolio, i politici sono ricchi e le casse dello stato piene, ma i loro abitanti muoiono di fame e vivono nelle baracche. La verità è che viviamo in una dittatura di fatto, e la colpa è solo nostra. Noi siamo, sostanzialmente, pecore. Accettiamo supinamente qualsiasi decisione venga dall’alto senza farci tante domande, a parte pochi eletti che sono abituati a pensare e ragionare su quello che ascoltano.
Noi non scendiamo in piazza, come i greci e gli spagnoli, per dimostrare contro chi ci governa, per dirgli “ora basta”, no; noi facciamo le file per comprare l’ultimo modello di smartphone, magari facendo le rate e continuando ad alimentare il circolo vizioso del debito.
Viene spontaneo chiedersi fin quando tutto questo potrà andare avanti.
E’ notizia di oggi che l’ex General Advisor di Goldman&Sachs Mario Monti ha intenzione di dimettersi, ma ciò non prima di causare qualche altro danno approvando una Legge di Stabilità che infliggerà altre sofferenze al già troppo provato popolo italiano.
Credo che per uscire dalla crisi economica le soluzioni vadano trovate, per cominciare, altrove.
Quello che ci manca come popolo, in particolar modo oggi, è il senso di appartenenza. Ammettiamolo, nessuno di noi si sente fino in fondo Italiano. Siamo tutti lombardi, toscani, laziali, calabresi, siciliani; perché secondo voi?
Mi sono reso conto che altre nazioni europee che sono state divise per secoli al loro interno, si sono unificate proprio grazie ai popoli, al fatto che si sentivano intimamente tutti francesi, o tutti tedeschi.
Insomma, sono nati prima i francesi e poi la Francia. Prima i tedeschi e poi la Germania.
Se ci pensate, da noi è successo esattamente l’opposto, menti illuminate (non sono ironico) hanno creduto che fosse ora di creare l’Italia. Prima di creare gli italiani. Non l’abbiamo chiesto noi. Non siamo mai stati chiamati direttamente a partecipare all’Unità. E probabilmente da questo vengono le derive scissionistiche di partiti come la Lega Nord. Ironicamente, anche allora non siamo scesi in piazza; dopotutto c’è qualcosa che ci accomuna ancora oggi.
Da un giorno all’altro ci hanno detto “Ora siete tutti Italiani”. Ma non era semplice allora. Evidentemente non lo è neanche ora.
Il secondo problema che ha il Paese è la mancanza di sovranità. Siamo schiavi di un’Europa che abbiamo inventato noi, di organismi sovranazionali che pretendono di dettare le regole al posto nostro. Di gente che nessuno ha votato, ma che è stata nominata arbitrariamente che vuole imporci dei limiti. Perché un allevatore italiano deve sottostare alle quote latte imposte dall’Europa? Qui si vende il latte italiano, quello tedesco e quello francese lo lasciamo a loro. Ci hanno imposto la loro moneta e ne subiamo ancora le conseguenze.
Siamo anche succubi della chiesa cattolica, e questo lo dico a prescindere dal mio ateismo. Ogni decisione che viene presa deve avere l’imprimatur di quel coglione ingioiellato vestito di bianco, che predica a ME la povertà quando vendendo l’oro che indossa si potrebbe sfamare una piccola nazione africana.
Io non ho bisogno dell’Europa. Non ho bisogno della chiesa. Ho bisogno di vivere in un Paese civile e democratico nel quale vengono rispettati i diritti prima di tutto degli Italiani, tutti gli altri vengono dopo.
Fra poco, si spera, finirà questa disgraziata legislatura e si tornerà al voto, e si riproporrà per milioni di cittadini il solito dilemma di sempre: chi votare?
Ammetto che me lo chiedevo anche io, ma questa volta ho fatto un ragionamento inverso: chi sicuramente NON voterò?
Allora, di certo non posso votare nessuno schieramento che, più o meno apertamente, abbia sostenuto con i suoi voti in parlamento questo governo di tassassini. Quindi no PDL, no PD, meno che mai Fini o Casini. Di comici e giullari a palazzo ce ne sono già tanti quindi Grillo è escluso. Allo stesso tempo mi piacerebbe votare qualcuno che sappia riconoscere un congiuntivo quando ne vede uno, ergo il signor Di Pietro non posso votarlo.
Però, però però però.
Non è un mistero che io sia sempre stato di destra. La destra vera, sociale, che fa politica con passione ed ancora ha dei valori morali saldi, non quella di Fini o dei suoi colonnelli, neanche quella di Gasparri o La Russa. Negli ultimi anni c’è un solo partito che ha sempre portato avanti quelle che sono anche le mie battaglie, anzi LA battaglia, la buona battaglia, quella per il Paese.
E’ un partito che non sta in parlamento. Per scelta. Per non abbassarsi al berlusconismo, per non omologarsi. E’ La Destra di Francesco Storace. Se volete, andate a leggere il “Manifesto della Sovranità” sul suo sito internet. E’ una cosa in cui possono riconoscersi tutti, anche chi di destra non è mai stato.
Leggetelo, ditemi cosa ne pensate; fategli, se potete, qualche obiezione.
E riflettete seriamente se quelle che leggete sono le stesse cose che volete anche voi. Nel mio caso è stato così, ed io ho trovato il mio candidato.