Ogni tanto, quando ho bisogno di acquistare qualcosa di cui non mi interessa la massima qualità, o quando non ho fretta di ricevere la merce, do un’occhiata e acquisto su Aliexpress.
Ultimamente, avendo rimediato una CPU da un PC cannibalizzato, ho fatto un upgrade ad un vecchio iMac di quelli bianchi, che uso in laboratorio, un 20″ del 2006 (iMac4,1) montando un Core2Duo al posto del CoreDuo e flashandolo con il firmware dell’iMac del 2007 (iMac5,1). Le macchine sono perfettamente identiche a livello di hardware con la sola eccezione della CPU installata. La cosa buona è che contrariamente a quello del 4,1 il firmware del 5,1 riesce ad indirizzare 4 GB di RAM.
Ho così acquistato, come dicevo prima, su Aliexpress (insieme ad altre cose) due banchi so-dimm da 2GB DDR2-667 PC5300 (il controller della memoria dell’iMac non regge le DDR2-800), e quando sono arrivate per prima cosa le ho testate singolarmente. Il Mac con una si avvia ma il sistema crasha appena parte il WindowServer, con la rotella colorata che gira, e non arriva al desktop.
L’altra so-dimm non funziona per niente né viene in alcun modo riconosciuta dal Mac: quando la inserisco il Mac si accende ma non “bonga” e il led POWER rimane illuminato indefinitamente. Ho quindi contattato Aliexpress inviando i video del comportamento del Mac con le RAM installate chiedendo una sostituzione o, in subordine, un rimborso ma Aliexpress ha respinto il mio reclamo. Fortunatamente si trattava di un ordine da poco più di 7€, quindi ora so che non posso più fidarmi di loro per qualcosa di più prezioso.
Siccome le RAM mi servivano sono andato su Amazon come avrei dovuto fare dal primo momento che mi è venuto in mente di fare questo upgrade, ed ho preso due moduli certificati Apple a 14€ che arriveranno domani.
Occhio quando comprate cinese pensando di risparmiare.
Addendum del 6 marzo: ho rilasciato una recensione negativa con 1 stella (non è possibile darne di meno) sul sito di Aliexpress. Hanno pubblicato la recensione ma hanno aggiunto d’iniziativa altre 4 stelle. Di nuovo, occhio ad affidarvi alle recensioni che pubblicano o alle stelle assegnate ai prodotti.
Dopo l’articolo su GNU/Linux vorrei parlarvi di quello che nella mia vita “social” ha preso il posto di Twitter, che ho abbandonato dopo l’acquisizione da parte di Elon Musk: Mastodon.
Mastodon è una piattaforma di social media che si distingue per il suo modello federato, che permette agli utenti di connettersi e interagire senza essere vincolati a una singola entità centralizzata. In pratica, Mastodon non è un unico sito, ma una rete di server indipendenti, noti come “istanze”, che possono dialogare tra loro, creando una struttura decentralizzata e più libera rispetto ai tradizionali social media centralizzati come Facebook o Twitter.
Questa federazione è fondamentale per garantire la libertà di espressione, la privacy e il controllo sui propri dati. Ogni istanza su Mastodon è gestita autonomamente e può stabilire le proprie regole, permettendo una gestione più personalizzata delle interazioni e una maggiore tutela degli utenti. Inoltre, grazie a questo sistema distribuito, non esiste una singola entità che possa monopolizzare i contenuti o manipolare gli algoritmi in base a logiche commerciali.
L’importanza di un social federato come Mastodon risiede anche nella possibilità di sfuggire al controllo dei colossi tecnologici che dominano la scena digitale. In un’epoca in cui la centralizzazione dei dati e l’influenza delle piattaforme sui comportamenti sociali sono cresciuti esponenzialmente, Mastodon rappresenta un’alternativa che promuove la diversità, la trasparenza e la sovranità digitale.
In sostanza, Mastodon non solo offre un’alternativa alle piattaforme tradizionali, ma apre anche la strada a un futuro digitale più inclusivo e democratico.
Per chi fosse interessato, mi trovate come @lucaspeed@mastodon.uno
Linux Mint è una distribuzione del sistema operativo GNU/Linux che ha guadagnato un’enorme popolarità grazie alla sua interfaccia utente semplice, stabile e altamente personalizzabile. Distrowatch lo pone al primo posto con un considerevole distacco dal secondo, MX Linux. Con una community attiva e una costante evoluzione, Linux Mint è una scelta ideale per chi desidera un sistema operativo alternativo a Windows o macOS per l’uso quotidiano. Se stai considerando di passare a Linux Mint come sistema operativo principale per il tuo PC di casa, ecco alcuni motivi per cui questa scelta potrebbe essere vantaggiosa.
Un’interfaccia intuitiva e familiare
Una delle caratteristiche che distingue Linux Mint dalle altre distribuzioni Linux è la sua interfaccia utente. Mint offre tre varianti di desktop environment: Cinnamon, MATE e Xfce, ognuna delle quali può essere adattata alle preferenze dell’utente. Tra queste, Cinnamon è la più popolare e si ispira all’interfaccia di Windows, il che rende il passaggio da un PC Windows a Linux Mint particolarmente facile per i principianti.
L’interfaccia di Cinnamon è moderna e pulita, con un menu di avvio simile a quello di Windows, ma con funzionalità aggiuntive che migliorano l’esperienza dell’utente, come l’integrazione dei programmi più utilizzati nella barra delle applicazioni e il supporto per le finestre a schede.
Semplicità e stabilità
Linux Mint è conosciuto per la sua stabilità. Basato su Ubuntu LTS (Long Term Support), offre un sistema che riceve aggiornamenti regolari e supporto a lungo termine, ma senza sacrificare la stabilità del sistema. Questo lo rende ideale per un uso quotidiano senza interruzioni o problemi imprevisti.
A differenza di altre distribuzioni più orientate verso gli utenti esperti, Linux Mint fornisce una configurazione iniziale più semplice e una gestione dei pacchetti intuitiva, con il suo Software Manager che permette di scaricare, installare e aggiornare facilmente le applicazioni. Inoltre, la distribuzione fornisce un supporto ampio per driver hardware, evitando problemi di compatibilità che potrebbero verificarsi su altre piattaforme.
Alta personalizzazione
Una delle ragioni per cui gli utenti Linux sono così entusiasti della loro piattaforma è la possibilità di personalizzare ogni aspetto del sistema. Linux Mint non fa eccezione. Con pochi clic, puoi modificare l’aspetto e il comportamento del sistema operativo, dalle icone alla gestione della finestra. Puoi anche installare facilmente temi e aggiungere funzionalità tramite il Cinnamon Spices, un marketplace di estensioni e app che ti permette di arricchire il tuo desktop.
Inoltre, puoi scegliere tra una vasta gamma di applicazioni open source che offrono alternative gratuite a software commerciali, eliminando i costi di licenza e mantenendo il controllo completo sul tuo sistema.
Performance e leggerezza
Linux Mint è noto per la sua efficienza nell’utilizzo delle risorse del sistema. Le varianti MATE e Xfce, in particolare, sono molto leggere e adatte a macchine con hardware meno potente, come PC più vecchi o portatili con risorse limitate. Anche la versione Cinnamon, pur essendo la più avanzata in termini di funzionalità, è abbastanza leggera da funzionare bene anche su computer non recenti, a condizione che abbiano risorse minime decenti.
Questo significa che Linux Mint è in grado di dare nuova vita a computer più datati, migliorando la loro velocità e reattività senza bisogno di aggiornamenti costosi.
Supporto a software di terze parti e compatibilità con i file Windows
Linux Mint è compatibile con un’ampia varietà di applicazioni, sia native che per Windows, grazie a strumenti come Wine e PlayOnLinux. Ciò significa che puoi eseguire molte applicazioni Windows sul tuo PC Linux Mint senza troppi problemi.
Inoltre, Mint supporta nativamente file di formato MS Office e può aprire documenti, fogli di calcolo e presentazioni senza bisogno di software aggiuntivi, utilizzando programmi come LibreOffice, che è preinstallato.
Sicurezza e privacy
Un altro punto forte di Linux Mint è la sicurezza. A differenza di Windows, Linux ha una struttura di autorizzazioni utente molto più rigida che limita le possibilità di infezione da malware. Inoltre, Linux Mint non raccoglie dati sugli utenti e garantisce una maggiore privacy rispetto ad altri sistemi operativi, il che può essere un fattore importante per chi è attento alla propria sicurezza online.
Aggiornamenti e manutenzione facili
Gli aggiornamenti su Linux Mint sono rapidi e non invasivi. Il sistema si occupa di scaricare e installare le nuove versioni in modo efficiente, senza rallentamenti o interruzioni significative. L’utente può anche scegliere di differire gli aggiornamenti per evitare interruzioni durante il lavoro.
Il Gestore degli Aggiornamenti di Mint è uno strumento intuitivo che semplifica l’intero processo, mentre il Gestore dei Driver aiuta a identificare e installare automaticamente i driver necessari per il corretto funzionamento del hardware.
Costi ridotti e accesso al software Open Source
Linux Mint è completamente gratuito, il che lo rende una scelta economica per chiunque desideri un sistema operativo potente senza doversi preoccupare dei costi di licenza come accade con Windows o macOS. Inoltre, la maggior parte delle applicazioni che puoi installare su Mint sono open source e gratuite, il che significa che hai accesso a una vasta gamma di software senza dover pagare licenze costose.
Conclusioni
Linux Mint è un sistema operativo che si distingue per la sua facilità d’uso, stabilità e flessibilità, ed è una scelta eccellente per chi cerca un’alternativa a Windows o macOS per l’uso quotidiano su un PC di casa. Se desideri un sistema che sia sicuro, efficiente, ricco di funzionalità e che ti permetta di risparmiare, Mint è una delle migliori opzioni disponibili.
Che tu sia un principiante o un utente più esperto, Linux Mint ti offre una piattaforma che non solo soddisfa le tue esigenze informatiche quotidiane, ma ti offre anche l’opportunità di esplorare l’affascinante mondo dell’open source.
La prima volta che ho sentito parlare di Linux (il cui nome esatto sarebbe GNU/Linux, ma tant’è), il sistema operativo più avanzato al mondo si chiamava OS/2, ed Internet era ancora una entità sconosciuta alla maggior parte degli italioti e comunque ancora di là dal divenire sinonimo di Google prima e di Facebook poi.
Correva l’anno 1994 quando, sul mio PC con OS/2 Warp 3 faticosamente installato da una scatola di ben 51 floppy disk da 1,44Mb, provai la prima distribuzione: Slackware, curata da Patrick Volkerding.
Inutile dire che l’approccio fu meno che soddisfacente: i server grafici erano ancora, per essere generosi, molto limitati ed il 99% della configurazione del sistema doveva avvenire tramite il terminale. A questo aggiungiamo che non esisteva ancora un Google cui chiedere aiuto e se non conoscevi i vari comandi eri solo, abbandonato al tuo destino.
Ho rinunciato, ma con la promessa fatta a me stesso di riprovarci quando i tempi si fossero fatti più maturi. Promessa mantenuta, e a più riprese. Ho provato varie distribuzioni (Mandrake e Red Hat su tutte) ma non mi sono mai sentito pronto a fare lo switch, secondo me Linux non era ancora idoneo a diventare un sistema consumer ed onestamente non mi sentivo pronto neanche io.
Però fare tutte quelle prove mi è servito. Sono passato dalla paura di fare un semplice cat ad usare dpkg e apt, e poi ad usare i vari chmod e chown, collegarmi ad altre macchine via ssh e copiare file via rete con scp, scrivere da solo qualche script bash. Devo dire che usare abitualmente un Mac con il suo sottosistema BSD mi ha aiutato non poco a prendere dimestichezza con la filosofia *nix. La svolta vera però c’è stata con l’acquisto del mio primo Raspberry Pi, sul quale girava anche questo sito e che ora è in attesa di diventare il cuore di un cabinet per giochi arcade anni ’80.
Ora il webserver gira su un Raspberry Pi2, quad-core e con 1 Gb di RAM ed il fatto di dover installare, configurare, ottimizzare, tutto da zero mi ha fatto rendere conto che, alla fine, se un sistema è pronto per me, tanto basta. Non mi faccio più tanti problemi ad usare il terminale, anzi quasi lo preferisco. Le mie prime esperienze informatiche sono state con un Commodore VIC-20, e poi Commodore 64 e ZX Spectrum (non ho mai capito perché preferire l’uno all’altro, erano due ottimi computer) quando o usavi la tastiera o erano pezzi di plastica inutili.
Qualche tempo fa, poi, un amico mi ha regalato un suo portatile dismesso ma ancora funzionante, di “penultima” generazione, ed ho deciso di provare a vedere se un PC Linux poteva sostituire senza problemi il mio iMac (che ormai ha sei anni e si avvia verso l’obsolescenza), così ho fatto una lista delle applicazioni installate ed ho cercato le equivalenti per Linux. Ho scelto una distribuzione che derivasse da Debian, che ritengo la migliore in assoluto ma poco votata ad un utilizzo desktop, e la scelta è caduta su Linux Mint. Installato, ha riconosciuto automaticamente tutte le periferiche (scheda video, rete, wifi) ed in pochi minuti ho avuto in mano un sistema funzionante e molto performante rispetto alla versione di Windows che era installata fino a poco prima.
Le applicazioni si comportano in modo egregio, ma devo ammettere che graficamente l’impatto è abbastanza brusco perché possiamo trovargli tutti i difetti ed i bugs che vogliamo, ma OS X è *BELLO*. Credo che si dovranno fare dei grossi passi in avanti per migliorare l’aspetto delle varie distribuzioni Linux se si vorrà trovare qualcuno anche solo disposto a provarlo perché, si sa, anche l’occhio vuole la sua parte. Anche la frammentazione, con millemila distribuzioni disponibili, non aiuta, e l’utente medio si sente perso e nell’impossibilità di fare una scelta. C’è anche un altra cosa di cui tenere conto, e non è meno importante. I Mac sono SILENZIOSI. Con lo schermo in standby non si riesce a capire se il mio iMac è acceso o spento mentre anche il PC più silenzioso ha almeno due ventole che fanno parecchio rumore (certo, a meno di spendere 100€ per una ventola…).
Parlando del lato economico se si prova a configurare sul sito Apple un iMac 4K al massimo della configurazione la cifra si avvicina ai 4000€. Un PC di pari configurazione costa intorno ai 1500€ e spendendo 100€ in più si può avere un sistema abbastanza silenzioso, mi pare una differenza mostruosa se si considera che se si guasta un componente in un iMac o si va alla Apple o si butta, mentre in un PC si sostituiscono ed AGGIORNANO componenti a piacimento.
Inoltre su un PC posso installare anche tre o quattro sistemi operativi diversi, ed uno di questi perdendo un po’ di tempo ed avendo mooooolta pazienza può essere anche OS X, mentre su Mac posso installare solo Windows e solo la versione supportata dai driver Apple…
Detto quanto sopra, il verdetto è il seguente: lunga vita al mio iMac! Spero che duri il più a lungo possibile e nel frattempo continuerò ad usare e fare pratica con Linux sul portatile, ma è sicuro che a prendere il posto del mio iMac sarà un PC perché non è più giustificabile la spesa di un Mac soltanto per un bel design dell’hardware ed un sistema operativo bello da vedersi se poi il tutto non si riflette anche sulle prestazioni o la dotazione software.
Cinque fottuti giorni.
Tanto ci ho messo a recuperare qualcosa dalla microSD con su tutto il software del webserver e reinstallare e riconfigurare tutto.
Il bello è che avevo deciso di tornare a pubblicare qualche articolo quando tutto il ciborio ha deciso di passare a miglior vita…
Qualche giorno fa, il 15 gennaio, stavo tranquillamente passeggiando con mio figlio lungo Via Gregorio VII quando, alle 15.08, ho sentito arrivare un SMS. Ho preso l’iPhone dalla tasca interna del giubbotto e letto:
“SEXY BOOM: Abbonamento attivato. Costo 5€/sett. Scarica i contenuti su http://pianeta.tre.it/hbase/cp/proxy?pageID=3199 Info&Disatt: 05211626586.”
Mi sono precipitato a chiamare il numero di cui sopra per disattivare un servizio mai richiesto ed infatti subito dopo ho ricevuto un altro SMS:
“SEXY BOOM: Il servizio è stato disattivato. Per riattivazione vai su http://sexyboom.mobi”
Preoccupato di un eventuale addebito ho inviato immediatamente un tweet al servizio clienti Twitter del mio operatore, Tre Italia, dal tono un po’ alterato per via della situazione:
“@Tre_It ricevuto SMS di attivazione abusiva del servizio sexy boom prontamente disattivato. Vi diffido dall’addebitarmi cinque euro vergogna”
Il resto della giornata è passato così, senza altri eventi, ma il mattino seguente, 16 gennaio, controllando il traffico della mia SIM ricaricabile ho subito notato l’addebito di 5€ per l’attivazione del giorno precedente. Nessuna risposta al mio tweet, quindi ho chiamato il 133, passato tutta la trafila di voci registrate per cercare l’opzione per parlare con un operatore, senza successo. Mi sono di nuovo rivolto a Twitter scrivendo di nuovo al servizio clienti:
“@Tre_It Scrivo qui e non rispondete, chiamo il 133 e non posso parlare con operatore, cosa devo fare? Mi avete sottratto 5 euro abusivamente”
Dopo pochi minuti ho ricevuto la loro risposta, nella quale mi chiedevano di contattarli con un messaggio diretto sempre su Twitter:
“@lucaspeed Mandaci pure segnalazione in DM #SocialCare3”
La mia segnalazione è stata semplicemente:
“d Tre_it servizio sexy boom attivato abusivamente a 5€, non richiesto e disattivato appena ricevuto SMS su num 3******003, esigo il rimborso, grazie”
Il giorno seguente, 17 gennaio, ho ricevuto da Tre il seguente messaggio diretto:
“d lucaspeed Ciao,ti informiamo che il servizio in oggetto è un servizio in abbonamento consistente in contenuti scaricabili la cui attivazione può avvenire solo in uno dei seguenti modi: da portale 3 App&Store, da m-site (siti internet mobili) esterni di fornitori di servizi in abbonamento o tramite banner di advertising presenti su siti web o presenti in applicazioni. Per attivare il servizio, il Codice di Autoregolamentazione Servizi Premium (CASP) richiede che il cliente debba cliccare sul tasto di attivazione presente nella pagina di acquisto, confermando la piena ed inequivocabile consapevolezza e volontarietà nella sottoscrizione del servizio. Il rapporto contrattuale sorge infatti tra la Società che fornisce lo specifico servizio attivato ed il Cliente stesso, nel momento di adesione al servizio offerto, con totale estraneità di 3 a tale rapporto. In ogni caso abbiamo provveduto a disattivare gli abbonamenti che risultavano attivi. Ad ogni buon conto 3, ritenendo che il tuo reclamo denoti buona fede nella inconsapevolezza dell’avvenuta attivazione ed in ragione dell’essere questo un episodio singolo, ti ha erogato una ricarica omaggio di 10 euro per i 2 contenuti scaricati dalla tua utenza,certi di farti cosa gradita. Ti invitiamo pertanto a porre attenzione durante la navigazione, in quanto come già detto sopra, non sono previsti ulteriori rimborsi”
Per lo meno questo è quello che hanno scritto loro, quello che io ho letto è “BLA BLA BLA BLA E’ COLPA TUA”. Si può dire su internet che mi giravano le palle a manetta? Incazzato come non mai ho voluto rispondere per filo e per segno a Tre cercando di spiegare la situazione nella quale questa attivazione è avvenuta, scrivendo loro questo messaggio:
“d Tre_It Vi ringrazio per la risposta e la ricarica, ma tengo a precisare quanto segue: sul mio telefono non sono presenti applicazioni di terze parti a parte due o tre che non sono giochi o app gratuite ma strumenti di lavoro profumatamente pagate quindi non è possibile che abbia cliccato su qualche banner (mai VISTO un banner in senso assoluto sul mio iPhone) e soprattutto anche avendolo fatto non avrei mai e poi mai approvato l’abbonamento SE mi fosse stato richiesto; non visito siti con giochini e simili; inoltre non ho scaricato mai contenuti dalla mia utenza sfruttando quell’abbonamento essendomi limitato a disattivare l’abbonamento MENO DI DIECI SECONDI DOPO AVERE LETTO L’SMS DI ATTIVAZIONE! Quando mi è arrivato questo SMS stavo tranquillamente passeggiando con il telefono in tasca ed è abbastanza complicato attivare abbonamenti con il pensiero. Credetemi, sono oltre venti anni che mi occupo di assistenza tecnica hardware e software sui tre principali sistemi operativi quindi non state parlando con un novellino. Volevo che fosse chiaro tutto questo perché questa cosa non è successa soltanto a me ma a molte altre persone a giudicare da quello che si legge sui forum. Capisco che ci siano aziende che giochino sulla buona fede altrui attivando a caso abbonamenti che, anche se vengono disattivati immediatamente, fruttano almeno 5 euro ad utenza. Quello che mi chiedo è perché una società come la vostra avalli comportamenti di tal guisa. Anni fa sono passato con entrambe le mie utenze a Tre proprio per evitare cose simili che accadevano con Wind. Non mi fa piacere sapere che succeda anche con voi, e, se è successo a me che sono un informatico e sono “scafato”, figuriamoci cosa possa accadere agli altri. Tra l’altro, per cautelarmi ho cambiato da tempo i DNS sul mio apparato (sì, si può fare…) e non c’è possibilità alcuna di andare sul portale 3 con altri DNS. Se il provider di contenuti è tenuto a richiedere una conferma di attivazione, e non lo fa, siete voi che siete tenuti a controllarlo, noi utenti non possiamo, siamo carne da macello. In ogni altro caso, c’è una breccia importante nella vostra sicurezza. Vi ringrazio per l’attenzione e vi chiedo cortesemente di disattivare del tutto la possibilità di attivare abbonamenti di questo tipo sulle mie due utenze 3**.****003 e 3**.****144 così da evitare spiacevoli inconvenienti in futuro. Con immutata stima, Luca Pagliero”
A quanto pare, e questo bisogna riconoscerlo, in Tre Italia cercano di curare le relazioni con il cliente più di quanto facciano gli altri operatori. Infatti il mattino seguente, 18 gennaio, ho ricevuto questo messaggio:
“d lucaspeed Abbiamo girato internamente la tua segnalazione, ti facciamo sapere prima possibile! #SocialCare3”
Sono rimasto in paziente attesa di notizie durante il weekend (non che mi aspettassi risposte di domenica) e lunedì mattina, 20 gennaio, ricevo la loro risposta:
“d lucaspeed Ciao Luca, con il nostro precedente script, abbiamo cercato semplicemente di rispondere alla tua domanda circa la modalita’ di attivazione tecnica di questi tipi di servizi, che nello specifico, si contraddistinguono in due tipologie: sms e contenuti.Gli sms premium sono inerenti prevalentemente a servizi attivabili inviando messaggi a numerazioni particolari (solitamente in decade 4): alcuni esempi pratici possono essere notizie di cronaca, calcio, od anche i semplici avvisi di movimentazione dell’estratto conto bancario e della carta di credito (in base alla banca utilizzata). A questo proposito, ti informiamo che possiamo provvedere a bloccare questi servizi a fronte della tua richiesta, conscio del rischio che vengano sospesi eventuali sms bancarie della carta di credito. La seconda tipologia invece, i contenuti, sono quei servizi che si possono attivare solo ed esclusicamente (non ci sono altre modalita’ di attivazione) cliccando sui banner pubblicitari a volte presenti sulle applicazioni/giochi gratuite, scaricabili dall’Apple Store (in caso di telefoni iPhone), dall’Android Market (in caso di terminali Samsung) o dall’OVI Store (per telefoni Nokia). Ti assicuriamo che non è tecnicamente possibile che l’attivazione avvenga se l’utente, la cui sim viene riconosciuta dal server dell’applicazione, non clicca sulla pagina o sul contenuto stesso.La stessa circostanza che tu riferisci di avere il terminale in tasca, è perfettamente compatibile con qaanto ci hanno riportato anche molti clienti, che a causa di un contstto accidentale sulla loro tastiera, col telefono mentre nella tasca della giacca (senza blocco tastiera),muovendosi hanno involontariamente cliccato sul tasto centrale di accesso al web ed al portale deteminando l’attivazione dei contenuti, un po’ come avviene che si attivi la macchina fotografica del telefono a causa di un contatto accidentale se non si bloccaa la tastiera. Nel caso specifico, ti consigliamo sempre di prestare attenzione nell’utilizzare quelle applicazioni, e di contattarci nel caso in cui dovessi ricevere delle notifiche relative a giochi/suonerie/sfondi, in maniera da poter fare sempre dei controlli puntuali A differenza degli sms premium sopracitati per cui possiamo inserire un barring preventivo sulle numerazioni in decade 4, per i contenuti wap billòing cio’ non è possibile”
In poche parole, ho premuto accidentalmente il tasto centrale che il mio iPhone, che è anche in una custodia rigida, non ha e mi sono collegato al portale Tre che non è accessibile dal mio telefono. Ma bravi, complimenti! E poi c’era la marmotta che confezionava la cioccolata…
Nel frattempo ho notato nella mia timeline un retweet del servizio clienti Tre, di un altro utente:
“Un grazie pubblico alla @Tre_It , che mi ha restituito 5€ di un servizio non richiesto! pic.twitter.com/nuhuAFkl92”
Quindi in Tre mentono sapendo di menta! Ma non siamo tutti cretini. Mi chiedo quante persone abbiano fottuto con questo sistema. Ho deciso allora di contattare questo utente:
“@mik***** perdonami la domanda, per caso il problema con 3 era una attivazione indesiderata del servizio sexy boom? A me è successo.”
La sua risposta non si è fatta attendere:
“@lucaspeed , a me era il servizio red girls. E sono sicuro di non aver cliccato su nessun banner pubblicitario.”
Aspetta, questo fatto mi ricorda qualcosa… Ho risposto all’utente informandolo che volendo è possibile limitare l’accesso degli smartphone al portale Tre semplicemente cambiando i DNS:
“@mik***** risultava anche lo scaricamento di 2 contenuti. E dal mio iPhone non si può andare sul portale 3 perché ho cambiato i DNS :)”
A questo punto poteva bastare. La situazione era davvero kafkiana. Era abbastanza chiaro che qualcuno stava facendo attivazioni a casaccio sperando di prendere almeno i 5€ della prima settimana, da moltiplicare per n-mila attivazioni, fanno 5*n-mila euro. In breve un bel mucchio di soldi. Anche volendo, Tre non avrebbe potuto replicare di fronte all’evidenza della truffa (non di Tre ma di aziende che si appoggiano al loro portale). Siccome però sono un fesso e non so tenermene una, mi sono sentito in dovere di replicare al messaggio di Tre, punto su punto:
“d Tre_It Vi ringrazio per la risposta. Quello che intendevo farvi capire, e come me credo diverse altre persone con le quali sono in contatto via Twitter, è che se una azienda qualunque tipo questa sexy boom o red girls decide di attivare A VOSTRA INSAPUTA un abbonamento su dei numeri telefonici a caso, poi a pagare siamo noi utenti. Siamo allora tutti degli idioti? Chi controlla queste “aziende”? Di chi è l’onere della prova? Come si può DIMOSTRARE che un servizio è stato espressamente richiesto dall’utente? L’unica cosa CERTA è che sul mio iPhone questi banner non ci sono mai stati. Le tre o quattro applicazioni che ho (se volete posso elencarvele) non hanno MAI visualizzato nessun banner. Quindi non posso averlo attivato io. Neanche per sbaglio, non sono un utonto e per me l’iPhone è uno strumento di lavoro, non un gioco. Per giocare ho un iPad che ho preso espressamente solo wifi per evitare sorprese. L’altra domanda che non ha ancora avuto risposta è la seguente: per accedere al portale 3 e scaricare contenuti bisogna usare i DNS di 3 altrimenti il portale non è accessibile. Ora, siccome sul mio iPhone i DNS che uso NON sono quelli di 3 (verificabile quando volete), come ho fatto a scaricare i due contenuti che mi avete rimborsato? Mi pare evidente che qualcosa non quadra, ed il fatto che avete rimborsato anche altre persone non fa che confermare questo fatto. Mi avete rimborsato e ve ne ringrazio, ma cose del genere in un mondo perfetto non dovrebbero accadere affatto. Peccato che siamo in Italia. Se dovesse accadere di nuovo, visto che come mi avete scritto “non ci saranno altri rimborsi”, l’unica via sarebbe una denuncia contro ignoti alle autorità competenti (authority, polizia postale) così da capire finalmente come possano attivarsi da soli degli abbonamenti. Sono molti anni ormai che sono cliente 3, pensate che 11 anni fa lavorando in un negozio di telefonia io stesso ho portato a 3 i suoi primi clienti con i precontratti con i videofonini NEC, è un’azienda che stimo e non vorrei essere costretto a lasciarla per colpa di qualcun altro che vuole fare il disonesto. Grazie e buon lavoro.”
Ad oggi, 25 gennaio, non ho avuto risposta. Non credo che l’avrò mai. Sono convinto che si possa dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio (tabulati telefonici, log di connessione, ecc.) se una richiesta è partita da uno specifico terminale, quindi in una ipotetica causa dovremmo essere al sicuro. Come difenderci? Cambiare operatore non è una soluzione praticabile, queste aziende possono attivare abbonamenti su qualsiasi numero telefonico, anzi il mio consiglio è “se capita, ed il vostro operatore vi rimborsa, non cambiatelo”. Il rischio è di cambiarlo e capitare con quello che se ne frega e non vi rimborsa. Bisognerebbe andare in causa, ma ne vale la pena per 5€? L’unica soluzione sarebbe imporre agli operatori di dare ai propri clienti l’opportunità di rinunciare del tutto alla possibilità di attivare questi abbonamenti, un po’ come capita ai numeri 144-166 sulle linee telefoniche classiche. La legge inoltre prevede che anche se si clicca inavvertitamente su un link di attivazione, prima di attivare l’abbonamento deve essere richiesta all’utente la conferma con una finestra successiva. Invece no. Di fatto, non accade. Ma chi controlla? Lo Stato se ne fotte, troppo preso a cercare rimedi per salvare culi e poltrone ai politici nostrani per preoccuparsi dei problemi, financo piccoli, della gente normale. Gli operatori fanno il minimo indispensabile perché, alla fine della fiera, questi servizi portano soldi (tanti) nelle casse dell’azienda. Possiamo difenderci da soli, ma purtroppo usiamo delle armi spuntate. Vi lascio con l’immagine del mio iPhone, triste perché non può collegarsi al portale Tre, con la promessa di aggiornare l’articolo in caso di ulteriori sviluppi.
Finalmente, dopo un paio di giorni di lettura di documentazione, ho preso il coraggio a quattro mani ed ho fatto lo switch.
Ora questo sito non gira più su Apache2 ma con nginx, multithreaded e 10 volte più performante. Considerando che gira su un computer ARM grande come una carta di credito non è male. Ora in teoria la mossa successiva sarebbe passare da MySQL a SQLite ma temo che WordPress non sia d’accordo. Vedremo.
Non so perché scrivo queste cose visto che il sito ha due (2) lettori ma vabbè, è giusto per dovere di cronaca.
O meglio, questo è il webserver dove gira questo mini sito.
E’ un Raspberry Pi Model B, CPU ARM 700 Mhz, 256 Mb RAM, ed è grande come una carta di credito. Il sistema operativo è su una SD ed il suo hard disk è una pendrive USB.