Quando la gente scopre che sono ateo, mi viene spesso chiesto cosa faccio durante le feste di Natale. Si presuppone che gli atei non ‘facciano Natale’, così si stupiscono quando dico loro quanto invece mi piaccia.
La maggior parte degli atei sono cresciuti in famiglie religiose, e, di questi, la maggior parte sono cresciuti celebrando feste religiose. Abbiamo bellissimi ricordi d’infanzia del giorno di Natale, di abbuffate in famiglia, di vacanze felici e delle eccentricità dei nostri parenti. Certo, potremmo fare un po’ di rumore quando la religione tenta di sfondare il muro della separazione tra Stato e Chiesa, ma non siamo abituati a prendere a calci Babbo Natale o, come il Grinch, a rubare le calze di Natale dal caminetto. Devo ammettere che ho conosciuto atei piuttosto scontrosi riguardo a qualsiasi ipotesi di essere più allegri o festeggiare durante il periodo Natalizio. Ma storicamente la maggior parte di questo tipo di opposizione al Natale ed ai suoi simboli è venuto non dagli atei, ma dalle altre religioni. La maggior parte degli atei che conosco si godono le feste come un modo per celebrare la famiglia e gli amici, che, io credo, è davvero il significato moderno del Natale.
Alcuni cristiani mi hanno accusato di essere ipocrita perché celebro una festa cristiana. Tuttavia le celebrazioni sono una parte naturale della cultura umana, e i cristiani si sono semplicemente appropriati delle celebrazioni locali in base alle proprie specifiche credenze. Natale è ‘cristiano’ solo perché le celebrazioni pagane dell’Inverno sono state incorporate dalla Chiesa.
L’albero di Natale, che entrò a far parte della tradizione attraverso l’influenza tedesca è una tradizione recente. Gli Europei l’hanno assimilato quasi immediatamente. Gli inglesi hanno assimilato la tradizione tedesca dell’albero di Natale durante l’epoca vittoriana sotto l’influenza del principe Alberto. Gli americani, invece, sono stati probabilmente influenzati dai prussiani durante la Rivoluzione Americana così come dai tanti immigrati tedeschi emigrati nella nazione nascente. Ma i sempreverdi hanno fatto parte delle celebrazioni umane almeno fin dagli Egizi come simbolo del trionfo della vita sulla morte. Nella Gran Bretagna di epoca pre-cristiana, i druidi ponevano sempreverdi fuori della loro porta a simboleggiare l’arrivo della primavera. I cristiani adottarono il simbolismo così abilmente che usano ancora foglie di palma per celebrare il ‘trionfo’ della resurrezione di Cristo dalla tomba a Pasqua, e quindi utilizzano le ceneri di queste stesse palme per segnare la croce sulla fronte dei cattolici di tutto il mondo per indicare l’inizio della Quaresima dell’anno successivo.
Le feste hanno fatto parte della cultura umana da molto tempo prima che si adorasse un dio monoteista. Si tratta di una parte profonda della nostra natura sociale, e gli esseri umani sono senza dubbio gli animali più sociali del pianeta. Mangiare insieme, spezzare il pane mentre si raccontavano storie di antenati, di caccia, di battaglie, e viaggi, facevano parte della vita di tutti i giorni per le tribù di successo nel corso della storia umana.
Anche la musica ha il suo ruolo nell’esperienza umana universale: cantare, suonare i tamburi e ballare facevano parte della celebrazione, e questo qualsiasi particolari dei o dee le persone adorassero. Lunghe notti buie d’inverno avrebbero perso la loro tristezza con il calore di un fuoco e voci unite nel canto. Il culto non ha nulla a che vedere con il nostro amore per la musica, che è nel nostro patrimonio genetico; è una parte intima della nostra mente sociale che induce ai legami e all’amicizia.
La celebrazione non è proprietà di nessuna cultura e soprattutto di nessuna religione. Fa parte della nostra umanità.
Le famiglie e gli amici sono ciò che crea la celebrazione del periodo natalizio, e in particolare in Italia, dove vive gente di molte parti diverse del mondo, dove le culture si mescolano fin troppo liberamente, e le tradizioni cambiano da un gruppo all’altro. Possiamo vedere come festeggiare è davvero un fenomeno umano, indipendente dalla religione. Non mi sento ipocrita perché mi piacciono i molti, diversi fili del mio passato familiare. Né mi vergogno perché conosco e canto le canzoni di Natale che ho amato e che ho cantato per anni in coro a scuola o in casa. ‘Astro del Ciel’ e ‘Adeste Fideles’ sono ancora in grado di farmi uscire una lacrima perché richiamano alla mente i miei più bei ricordi d’infanzia. Perché l’indignazione religiosa deve togliermi queste cose? La festa, nonostante le proteste, non appartiene esclusivamente ai credenti.
Natale è anche un momento per ricordare familiari ed amici che non sono più con noi. Rimangono con noi sotto forma di ricordi, e se possiamo celebrare come molto più ricca la nostra vita è perché essi sono stati una parte di noi, plasmandoci, e rendendoci migliori per averli conosciuti. E così tramandiamo ai nostri figli le storie di nonni, zie, zii e altri che non potranno mai conoscere, ma che dovrebbero conoscere. Queste storie sono state raccontate dai nostri antenati sin da quando la parola esiste. Impreziositi da ogni nuovo narratore; e in fondo solo i migliori racconti sono sopravvissuti, così hanno dovuto essere racconti meravigliosamente ripetibili. Così sono cresciute le leggende delle feste, di miti, magia, meraviglia. E sì, anche questa è una parte del nostro patrimonio culturale, per il quale dobbiamo essere grati.
Come molti dei miei amici cristiani, non sono troppo appassionato dalla commercializzazione del Natale. Mi arrabbio nel vedere addobbi e decorazioni già ai primi di Ottobre e quest’anno sono particolarmente arrabbiato perché la crisi economica causa un senso di tristezza che non dovrebbe esistere durante le feste. Tuttavia, ho deciso di lasciarmi scivolare tutto addosso e voglio solo stare con la mia famiglia e passare il tempo a ridere, raccontarci storie, e guardare la gioia del Natale brillare attraverso gli occhi dei miei figli.
Natale appartiene a chiunque lo voglia, e solo perché ho rinunciato a credere in un dio non significa che abbia rinunciato a credere nell’amore e nella gioia della famiglia. Abbandonando le assurdità del cristianesimo non ho rinunciato anche alla gioia della celebrazione. Quindi, per tutti i miei amici e parenti, che siano essi religiosi o non religiosi, auguro a tutti loro un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo dal cuore e spero che ricevano questo augurio con il vero spirito con cui lo sto dando loro; quello dello spirito dell’umanità, qualcosa che tutti possiamo festeggiare.
Davvero bella e veritiera. Mi ha fatto riflettere.
mi piace specialmente l’ultimo paragrafo scusa se lo farò mio…
mauro