Nella vita, spesso, si commettono degli errori.

Chi può dire di non aver mai sbagliato?

Il problema è quando l’errore avviene per una scelta consapevole fatta quando hai già in testa quel campanello di allarme che suona per avvisarti che stai per fare una minchiata.

Ma siccome sei orgoglioso (e non poco) decidi coscientemente di non ascoltarlo e vai avanti nel tuo proposito.

Mi è successo più di una volta ma mai come nell’ultima le conseguenze di quella scelta sono state scellerate. Parlo, ovviamente, di quando ho deciso di lasciare il gruppo nel quale suonavo.

Per essere onesti la scelta in sé era giusta: non c’erano più le condizioni per continuare, per via di divergenze sia nella gestione della band e del repertorio, sia perché qualitativamente non si riusciva a crescere.

E allora in cosa ho sbagliato?

Me lo sto ancora chiedendo. Me lo chiedo di giorno, mentre sono a lavoro o sto facendo qualcos’altro e sono da solo e libero di rimuginare. Me lo chiedo di notte, quando sono a letto e nel silenzio tutto si risveglia dolorosamente e non mi fa prendere sonno.

Tutto è nato come dicevo per divergenze, principalmente con una persona. Gli ho detto con rispetto tutto ciò che dovevo dirgli, più volte nel corso della nostra avventura e più volte ho ricevuto rassicurazioni che le cose sarebbero cambiate. Ma due anni dopo i problemi erano ancora lì, ed ho mollato.

Così all’improvviso mi sono trovato senza la possibilità di fare la cosa che amo di più in assoluto, e smaniavo per rientrare, ma, per farlo, avevo bisogno prima di chiarire la questione con questa persona, e visto che io avevo detto tutto ma lui no, mi aspettavo quanto meno una telefonata nella quale mi dicesse: “Andiamo a prendere un caffè io e te da soli e chiariamo la faccenda”.

Sia chiaro che non volevo delle scuse; nessuno dovrebbe scusarsi per essere fatto in un determinato modo o per avere un determinato carattere. Avevo più che altro bisogno di avere rassicurazioni per una volta sincere sul fatto che le cose dal punto di vista musicale sarebbero davvero cambiate.

Questa telefonata, malauguratamente, non è mai arrivata. Così, e forse questo è stato il mio sbaglio, nonostante le ripetute chiamate degli altri membri del gruppo, mi sono rifiutato di rientrare nella vana speranza che la chiamata arrivasse.

Dopo un paio di mesi dalla mia “dipartita” è stato chiamato un altro musicista al mio posto e la cosa si è risolta. Sono pronto a giurare che pensavo davvero che, per loro, fosse anche meglio in questo modo. Con me presente si poteva suonare solo rock e assolutamente niente di italiano. Adesso, avrebbero potuto anche diventare una cover band di Alessandra Amoroso o Annalisa.

Poi, due o tre giorni fa, il colpo di scena: ricevo la famosa e tanto agognata telefonata.

Ci incontriamo e ci diciamo tutto quello che avevamo in serbo da dirci, ed in due mesi e mezzo di cose da dire se ne accumulano parecchie ma, al contrario di quel che mi aspettassi è stato come non avere mai interrotto il nostro rapporto.

Abbiamo parlato con franchezza, stabilito cosa fare e dove vogliamo andare, ed ho visitato la nuova sala prove privata dove stava provando il resto della band. Andiamo a prendere il famoso ed agognato caffè e… sono tornato in ballo, e anche se oggi purtroppo la band ha subito un’altra defezione e non di poco conto (non so se posso parlarne per rispetto della persona in questione) da qui inizia una nuova storia che spero di poter narrare anche con video e immagini sulle pagine di questo blog.

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