La prima volta che ho sentito parlare di Linux (il cui nome esatto sarebbe GNU/Linux, ma tant’è), il sistema operativo più avanzato al mondo si chiamava OS/2, ed Internet era ancora una entità sconosciuta alla maggior parte degli italioti e comunque ancora di là dal divenire sinonimo di Google prima e di Facebook poi.

Correva l’anno 1994 quando, sul mio PC con OS/2 Warp 3 faticosamente installato da una scatola di ben 51 floppy disk da 1,44Mb, provai la prima distribuzione: Slackware, curata da Patrick Volkerding.

Inutile dire che l’approccio fu meno che soddisfacente: i server grafici erano ancora, per essere generosi, molto limitati ed il 99% della configurazione del sistema doveva avvenire tramite il terminale. A questo aggiungiamo che non esisteva ancora un Google cui chiedere aiuto e se non conoscevi i vari comandi eri solo, abbandonato al tuo destino.

Ho rinunciato, ma con la promessa fatta a me stesso di riprovarci quando i tempi si fossero fatti più maturi. Promessa mantenuta, e a più riprese. Ho provato varie distribuzioni (Mandrake e Red Hat su tutte) ma non mi sono mai sentito pronto a fare lo switch, secondo me Linux non era ancora idoneo a diventare un sistema consumer ed onestamente non mi sentivo pronto neanche io.

Però fare tutte quelle prove mi è servito. Sono passato dalla paura di fare un semplice cat ad usare dpkg e apt, e poi ad usare i vari chmod e chown, collegarmi ad altre macchine via ssh e copiare file via rete con scp, scrivere da solo qualche script bash. Devo dire che usare abitualmente un Mac con il suo sottosistema BSD mi ha aiutato non poco a prendere dimestichezza con la filosofia *nix. La svolta vera però c’è stata con l’acquisto del mio primo Raspberry Pi, sul quale girava anche questo sito e che ora è in attesa di diventare il cuore di un cabinet per giochi arcade anni ’80.

Ora il webserver gira su un Raspberry Pi2, quad-core e con 1 Gb di RAM ed il fatto di dover installare, configurare, ottimizzare, tutto da zero mi ha fatto rendere conto che, alla fine, se un sistema è pronto per me, tanto basta. Non mi faccio più tanti problemi ad usare il terminale, anzi quasi lo preferisco. Le mie prime esperienze informatiche sono state con un Commodore VIC-20, e poi Commodore 64 e ZX Spectrum (non ho mai capito perché preferire l’uno all’altro, erano due ottimi computer) quando o usavi la tastiera o erano pezzi di plastica inutili.

Qualche tempo fa, poi, un amico mi ha regalato un suo portatile dismesso ma ancora funzionante, di “penultima” generazione, ed ho deciso di provare a vedere se un PC Linux poteva sostituire senza problemi il mio iMac (che ormai ha sei anni e si avvia verso l’obsolescenza), così ho fatto una lista delle applicazioni installate ed ho cercato le equivalenti per Linux. Ho scelto una distribuzione che derivasse da Debian, che ritengo la migliore in assoluto ma poco votata ad un utilizzo desktop, e la scelta è caduta su Linux Mint. Installato, ha riconosciuto automaticamente tutte le periferiche (scheda video, rete, wifi) ed in pochi minuti ho avuto in mano un sistema funzionante e molto performante rispetto alla versione di Windows che era installata fino a poco prima.

Le applicazioni si comportano in modo egregio, ma devo ammettere che graficamente l’impatto è abbastanza brusco perché possiamo trovargli tutti i difetti ed i bugs che vogliamo, ma OS X è *BELLO*. Credo che si dovranno fare dei grossi passi in avanti per migliorare l’aspetto delle varie distribuzioni Linux se si vorrà trovare qualcuno anche solo disposto a provarlo perché, si sa, anche l’occhio vuole la sua parte. Anche la frammentazione, con millemila distribuzioni disponibili, non aiuta, e l’utente medio si sente perso e nell’impossibilità di fare una scelta. C’è anche un altra cosa di cui tenere conto, e non è meno importante. I Mac sono SILENZIOSI. Con lo schermo in standby non si riesce a capire se il mio iMac è acceso o spento mentre anche il PC più silenzioso ha almeno due ventole che fanno parecchio rumore (certo, a meno di spendere 100€ per una ventola…).

Parlando del lato economico se si prova a configurare sul sito Apple un iMac 4K al massimo della configurazione la cifra si avvicina ai 4000€. Un PC di pari configurazione costa intorno ai 1500€ e spendendo 100€ in più si può avere un sistema abbastanza silenzioso, mi pare una differenza mostruosa se si considera che se si guasta un componente in un iMac o si va alla Apple o si butta, mentre in un PC si sostituiscono ed AGGIORNANO componenti a piacimento.

Inoltre su un PC posso installare anche tre o quattro sistemi operativi diversi, ed uno di questi perdendo un po’ di tempo ed avendo mooooolta pazienza può essere anche OS X, mentre su Mac posso installare solo Windows e solo la versione supportata dai driver Apple…

Detto quanto sopra, il verdetto è il seguente: lunga vita al mio iMac! Spero che duri il più a lungo possibile e nel frattempo continuerò ad usare e fare pratica con Linux sul portatile, ma è sicuro che a prendere il posto del mio iMac sarà un PC perché non è più giustificabile la spesa di un Mac soltanto per un bel design dell’hardware ed un sistema operativo bello da vedersi se poi il tutto non si riflette anche sulle prestazioni o la dotazione software.

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