Ad astra

Non trovo mai niente.
Conosco però un sacco di persone che, a sentirle, riescono sempre a trovare qualche cosa.
Un telefonino, 50 euro, documenti, computer, chiavi, tablet, gioielli, zaini, portafogli e tutto un bazar di cose che la gente, distrattamente, perde. Non entro nel merito del “cerco il proprietario o me lo tengo”. Non serve. Dopotutto siamo italiani.
Queste persone che vivono la loro vita a testa bassa si considerano fortunate perché trovano sempre qualcosa.
Io no. Ma non perché sono sfortunato.
Semplicemente, sono abituato a guardare in alto. Mi capita spesso di stare di notte all’aperto a guardare le stelle, vivere in campagna aiuta e lo faccio sin da bambino (consapevole che tra una cosa e l’altra non riuscirò mai a mettere via abbastanza soldi da comprare un telescopio con i controcosi per trasformare una semplice passione in un vero hobby) e più di una volta mi è capitato di inciampare come un fesso.
Ma più che un fatto del momento è una vera attitudine per me guardare oltre. Lo faccio sempre, anche di giorno non sto mai a guardarmi i piedi come tanti ma cerco di spaziare con lo sguardo spinto da una curiosità innata. A volte penso che se ci siamo evoluti così tanto è solo grazie alla curiosità. Ho letto una frase tempo fa, di solo due parole: “Question everything”.
Rispecchia esattamente il mio modo di pensare e di vivere. Se tutti al mondo la pensassero così sarebbe un mondo n volte migliore. Ma purtroppo c’è ancora gente che crede a un suo dio, all’oroscopo, alla profezia Maya, al santone che toglie il malocchio. Accettano supinamente qualsiasi cosa viene loro detta senza farsi il minimo scrupolo di chiedersi, quantomeno, se sia minimamente possibile verificare scientificamente questa cosa.
Una persona a me molto vicina, vedendo il genere di libri che leggo (Dawkins, Hawking, Russell, Schopenauer passando per Einstein, Hack ed altri), mi ha detto che non dovrei fidarmi ciecamente di un libro scritto da un uomo come me, che per definizione è fallibile. Il pensiero che libri come la bibbia siano stati anch’essi scritti da uomini ma tanti non abbiano nessun problema a fidarsene ciecamente non l’ha neanche sfiorata.
E’ una delle tante prove che le religioni sono il male di questo mondo. Vedere il grottesco teatrino delle cerimonie religiose mi disgusta profondamente. Vedere gente che va in chiesa tutte le domeniche a battersi il petto (e a confrontare i vestiti per ostentare quello più bello) e poi quando ti incontra per strada, cristianamente, neanche ti saluta, offende la mia intelligenza.
Mi consolo sapendo che i giovani non frequentano quasi più le chiese. A malapena fanno la comunione e solo perché “è la festa dei bambini”, e questa è una speranza per il futuro. Quasi nessuno si fa più prete per fortuna, e credo davvero che di qui a cinquant’anni il cristianesimo sarà un ricordo.
E questo solo grazie all’istruzione. Per altre religioni ci vorrà molto più tempo, perché nei paesi del terzo mondo o in medio oriente l’istruzione non è una priorità, ma alla fine scienza e progresso vinceranno.
E sarò ben felice di continuare a non trovare niente.

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Pale Blue Dot

Un puntino
La Terra da sei miliardi di km.

«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.»

(Carl Sagan)

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Aggiornamento server

Finalmente, dopo un paio di giorni di lettura di documentazione, ho preso il coraggio a quattro mani ed ho fatto lo switch.
Ora questo sito non gira più su Apache2 ma con nginx, multithreaded e 10 volte più performante. Considerando che gira su un computer ARM grande come una carta di credito non è male. Ora in teoria la mossa successiva sarebbe passare da MySQL a SQLite ma temo che WordPress non sia d’accordo. Vedremo.

Non so perché scrivo queste cose visto che il sito ha due (2) lettori ma vabbè, è giusto per dovere di cronaca.

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Ordine sparso

Nutro, con rare eccezioni, un profondo disprezzo nei confronti della specie umana.
A volte mi chiedo come sia stato possibile che degli esseri stupidi, ottusi e continuamente in lotta con la natura come noi siano riusciti a diventare la specie dominante sul pianeta. Gli altri animali prosperano solo vivendo in armonia con la natura, noi facciamo di tutto per distruggerla, per inseguire quel soldo in più che alla fine della fiera non allungherà di un secondo il tempo che abbiamo da vivere.
Inseguiamo uno stile di vita che non aggiunge niente al nostro essere umani, mode, oggetti che non ci servono. Corriamo, tutto il giorno, tutti i giorni, ci affanniamo dietro a tante cose futili e nel frattempo tralasciamo le cose davvero importanti. Il bisogno del superfluo è prepotente. E non è la cosa più grave. Abbiamo smesso di essere. Abbiamo smesso di pensare.

E intanto corriamo. Fateci caso, hanno tutti fretta. Anche chi non ha niente da fare vuole farlo velocemente. E quei privilegiati che lavorano, a sentirli, mandano avanti da soli il Paese. Spiace dirlo ma sono specialmente le donne che la pensano così. Da una parte le capisco, per migliaia di anni sono state relegate a ruoli di secondo piano, non potevano votare, lavorare, guidare, parlare. In alcuni paesi sottosviluppati è ancora così. Quindi ora, qualsiasi cosa facciano, è una conquista da mostrare a tutto il mondo. Solo che al mondo non frega un cazzo di quello che fanno loro, in particolare quando te lo sbattono in faccia con quell’aria da “lavoro solo io”.

Ne conosco che fanno le segretarie, fanno 3-4 fatture al giorno nei pochi minuti che facebook le lascia libere di lavorare e la sera tornano a casa distrutte. E magari trovano il marito (che lavora anche lui) che ha già cucinato, fatto il bucato e magari anche le pulizie. Ma non deve sembrare un post contro le donne perché non è così.

Gli uomini dopotutto non sono da meno. Ne vedo alle 6 di mattina al bar a bere superalcolici e bivaccare tutto il giorno come dei debosciati, e (credetemi) mi sento male io perché mi fa SCHIFO sapere che c’è qualcuno che si comporta così e non fa niente per cambiare. Per migliorarsi. Non tanto, ma almeno un pochino…

Intendiamoci, non sto dando dei giudizi, è solo che lo stato delle cose è questo. Mi sento profondamente diverso dalla stragrande maggioranza degli esseri umani (ma non necessariamente migliore), perché sin da piccolo ho sempre avuto FAME di sapere. Spesso mi dicono che so tante cose, che ho cultura, che sono sprecato per il lavoro che faccio ma non è esattamente così.

Le cose che so vengono solo dalla mia innata curiosità, non sono cose che mi sono messo a studiare di proposito. Sento o leggo una cosa, magari la approfondisco o vado a leggere wikipedia, nel testo c’è un’altra cosa che mi interessa e comincio a svolazzare qua e là tra diversi argomenti. In poche parole ho soltanto una buona memoria. La cultura è un’altra cosa, purtroppo.

Quello che mi fa piacere è vedere che mia figlia di 9 anni è come me. Legge molto ed è curiosa. Ha già letto diversi libri, ha cominciato con quelli per bambini tipo Geronimo Stilton, poi è passata a Dahl, Calvino, Dickens, de Saint-Exupery. Non oso pensare a cosa leggerà fra tre anni, per fortuna ho una biblioteca molto ben fornita. E come me ama smontare e rimontare le cose. A volte manca qualche pezzo ma per me è comunque una gioia.

Sarò onesto, sono abbastanza preoccupato per quanto riguarda il futuro dei miei figli. Il meglio che può capitarti in Italia è studiare vent’anni, prendere una laurea spendendo la pensione dei tuoi genitori e poi finalmente trovare un bel posto a progetto in un call center. Non ho niente contro i lavoratori dei call center a parte che di norma mi spaccano i coglioni mentre sto per andare a cena, ma so che non dipende da loro.

Con il tempo mi sono ritrovato a dover dare ragione a mio fratello: in Italia abbiamo un grandioso passato, uno squallido presente e nessun futuro. Ora ci saranno le elezioni; credetemi se vi dico che non mi interessa chi vincerà perché, come diceva Mark Twain, “se votare facesse una qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare”.

Io e mia moglie ci siamo dati un anno di tempo. La data limite è Gennaio 2014. Se per quella data non cambierà niente (sì, lo so, non cambierà) organizzeremo il trasferimento di tutta la famiglia all’estero, in Australia. Per quel che mi riguarda sono disposto a TUTTO per i miei figli. Allontanarmi dal resto della famiglia. Ricominciare da zero. Spalerei merda alla fungaia per il resto dei miei giorni se avessi la certezza di un futuro migliore per loro. Purtroppo non siamo tutti uguali, paure ed egoismi possono rendere difficile la transizione.

Mi rendo conto che per mia moglie allontanarsi dalla sua famiglia sarebbe traumatico, ma esiste davvero un’alternativa? Abbiamo il diritto di barattare 10 anni di questa vita senza mordente con il futuro dei nostri figli? Tra l’altro i suoi genitori non hanno remore a viaggiare e potrebbero venire a trovarci quando volessero. Mio padre invece non si sposta mai per più di 10 km ed oltre tutto ha una paura fottuta di volare, lo rivedrei davvero raramente!

E’ davvero tutto qui, stasera ho iniziato a scrivere senza sapere dove sarei andato a finire, ma poi sono usciti degli argomenti interessanti, alcuni sicuramente da approfondire. Succede sempre così quando in realtà non hai niente da dire e vuoi solo sfogarti un po’ senza metterti a vegetare davanti alla TV come un cerebroleso.

Buona notte a tutti.

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Di amici, coleotteri e dittatori sudamericani

Oggi vorrei raccontarvi una storia.
Una delle mie solite storie, nelle quali mi lamento sempre di quelli che mi stanno intorno.
E’ una cosa personale ma è tanto che ce l’ho dentro e quando ho delle cose da dire da tanto tempo va a finire che i ricordi sbiadiscono e si diluiscono nel tempo e allora ho deciso di affidarli a questo post.
Vi avviso sin da subito: è noioso. Non lo leggete.

Fino a poco più di un anno fa avevo un Amico.
Ci vedevamo poco ma ci sentivamo quasi tutti i giorni per telefono, email, twitter o in chat.
Avete presente una di quelle persone delle quali ci si ricorda da vecchi, per via delle cose condivise, molte serie ma anche parecchie cazzate?
Ecco, uno così.
E se uno dei due aveva bisogno di un consiglio, un favore, un aiuto l’altro era sempre disponibile.

Fino, appunto, ad un anno fa, quando mi chiama e mi chiede se posso comprargli a Roma una cosa che non riusciva a trovare vicino casa sua. Il giorno dopo (mi pare) riesco ad andarci e prendo questa cosa, lo chiamo e ci diamo appuntamento al lavoro da me per ritirarla.

Come si fa tra amici, ovviamente, appena si presenta gli consegno la famosa cosa e andiamo subito a prendere un caffè che ci sta sempre bene, ma uscendo, nei 20 metri che separano la porta del bar da quella del mio ufficio, vedo una cosa che mi fa incazzare: un punteruolo rosso che mi svolazza lento e pesante davanti alla faccia, a portata di mano.

Qui voglio dire che i bastardelli mi hanno ucciso tutte le cinque palme che avevo in giardino, tra le quali una di quasi 30 anni. Va da sé che allungo la mano e lo schiaffeggio per farlo cadere e poi schiacciarlo ma il mio amico si risente di questa cosa, forse disturbato dal mio accanimento nel cercare lo schifoso insetto nel cespuglietto nel quale si era rintanato.

Pochi secondi, forse dieci, di ricerca poi lascio stare e torno in ufficio dove mi accorgo con sorpresa che il mio amico era andato via. Faccio appena in tempo a guardare fuori dalla finestra per vedere la macchina che esce dal parcheggio. Non posso non notare che mi sembra un comportamento un po’ fuori dal normale (specie se a scatenarlo è stato uno schiaffo a un insetto peraltro sopravvissuto contrariamente alle mie palme) ma vabbè.

Lì per lì mi risento un pochino, poi mi rendo conto che siamo tutti diversi e che magari quel giorno aveva i cazzi suoi cui pensare ed è stata solo una reazione impulsiva.

Chi mi conosce bene sa che ho l’indole del cazzeggio, quindi appena tornato a casa cambio la mia foto del profilo di twitter con quella di un punteruolo rosso a mo’ di provocazione, per vedere la sua reazione. Che non c’è stata. I rapporti sono quindi proseguiti leggermente raffreddati per qualche mese finché noto un suo tweet che recita pressapoco “certa gente scrive solo cazzate e io sono stanco di leggerle”. Ok, magari non erano le parole precise ma giuro che il senso era quello. Contestualmente noto che il mio amico non mi seguiva più su Twitter ergo il suo tweet era riferito a me.

Uno dei miei ultimi tweet era dedicato al dittatore del Venezuela, Chavez, e gli augurava una morte lenta e dolorosa grazie al cancro che l’aveva colpito. Non so voi ma ho una predilezione particolare nel vedere morti prima possibile i figli di mignotta che devastano l’ambiente e tiranneggiano i loro paesi per arricchirsi (anche voi, lo so, solo che quasi tutti state attenti a non farlo sapere in pubblico).

Comunque, visto che non voleva più seguirmi e non era giusto che io continuassi a seguire lui, anche io (forse sbagliando) ho smesso di seguirlo.

A giugno, come l’araba fenice, il mio amico risorge dalle sue proprie ceneri e mi manda un SMS per farmi gli auguri per il compleanno. Nel giorno sbagliato. Pessima mossa per far capire a qualcuno che lo stai ancora pensando. Mi dico “vabbè si sarà sbagliato, vedrai che domani lo rimanda”. Dopo due giorni, mi arriva un altro SMS di tono lievemente (per usare un eufemismo) alterato nel quale mi accusa di non cagarlo più o di avere cancellato il suo numero (!) e che sarebbe stato l’ultimo messaggio a me della sua vita. Devo dire che finora è stato coerente.

E quindi eccomi qui. Ho dato uno schiaffo a un coleottero e augurato la morte a uno stronzo e mi ritrovo senza un Amico (che ad essere onesti mi manca un bel po’) che non aveva alcun tipo di connessione con nessuno dei due. Non voglio trarre conclusioni da questa storia perché potrebbero essere antipatiche per ciascuno dei due.

Ah, a proposito, Chavez è ancora vivo (almeno sulla morte lenta ci ho preso) ed il coleottero vive al massimo tre mesi, il tempo di generarne altre migliaia quindi almeno lui è schiantato portandosi però appresso qualche altra palma del genere canariensis che tra poco sarà estinta.

Ve l’avevo detto sin dal principio che sarebbe stato noioso, in fondo è solo gossip di bassa lega. Ma se hai letto tutto e sei arrivato fino qui non c’è nient’altro che devo dirti se non augurarti un buon 2013, Andrea.

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I Tagliani

L’ultima volta che ho guardato fuori non ho visto palme ed una giungla lussureggiante ma ormai l’impressione, mia personale ma anche di molti miei amici e conoscenti, è che l’Italia sia diventata una sorta di Repubblica delle Banane.

Siamo ormai da un anno governati da un gruppo di banchieri che non pago di aver causato una crisi colossale su scala globale ha pensato bene di risolverla aumentando le tasse ai cittadini.

Sorvoliamo sulla suprema intelligenza di chi ha scelto, per risolvere la crisi, proprio quelli che l’hanno causata, ma tant’è, ci sono e tocca tenerseli. Cercano la crescita, ma anche un bambino sa che come in una scatola di giocattoli non puoi metterne all’infinito, su un pianeta finito la crescita non può essere infinita, specie con un sistema economico mondiale basato sul debito come quello attuale.

Allo stesso tempo, non vedo neanche l’utilità di “salvare” un Paese lasciando i cittadini in povertà. Anche i governi degli stati africani vendono diamanti e petrolio, i politici sono ricchi e le casse dello stato piene, ma i loro abitanti muoiono di fame e vivono nelle baracche. La verità è che viviamo in una dittatura di fatto, e la colpa è solo nostra. Noi siamo, sostanzialmente, pecore. Accettiamo supinamente qualsiasi decisione venga dall’alto senza farci tante domande, a parte pochi eletti che sono abituati a pensare e ragionare su quello che ascoltano.

Noi non scendiamo in piazza, come i greci e gli spagnoli, per dimostrare contro chi ci governa, per dirgli “ora basta”, no; noi facciamo le file per comprare l’ultimo modello di smartphone, magari facendo le rate e continuando ad alimentare il circolo vizioso del debito.

Viene spontaneo chiedersi fin quando tutto questo potrà andare avanti.

E’ notizia di oggi che l’ex General Advisor di Goldman&Sachs Mario Monti ha intenzione di dimettersi, ma ciò non prima di causare qualche altro danno approvando una Legge di Stabilità che infliggerà altre sofferenze al già troppo provato popolo italiano.

Credo che per uscire dalla crisi economica le soluzioni vadano trovate, per cominciare, altrove.

Quello che ci manca come popolo, in particolar modo oggi, è il senso di appartenenza. Ammettiamolo, nessuno di noi si sente fino in fondo Italiano. Siamo tutti lombardi, toscani, laziali, calabresi, siciliani; perché secondo voi?

Mi sono reso conto che altre nazioni europee che sono state divise per secoli al loro interno, si sono unificate proprio grazie ai popoli, al fatto che si sentivano intimamente tutti francesi, o tutti tedeschi.

Insomma, sono nati prima i francesi e poi la Francia. Prima i tedeschi e poi la Germania.

Se ci pensate, da noi è successo esattamente l’opposto, menti illuminate (non sono ironico) hanno creduto che fosse ora di creare l’Italia. Prima di creare gli italiani. Non l’abbiamo chiesto noi. Non siamo mai stati chiamati direttamente a partecipare all’Unità. E probabilmente da questo vengono le derive scissionistiche di partiti come la Lega Nord. Ironicamente, anche allora non siamo scesi in piazza; dopotutto c’è qualcosa che ci accomuna ancora oggi.

Da un giorno all’altro ci hanno detto “Ora siete tutti Italiani”. Ma non era semplice allora. Evidentemente non lo è neanche ora.

Il secondo problema che ha il Paese è la mancanza di sovranità. Siamo schiavi di un’Europa che abbiamo inventato noi, di organismi sovranazionali che pretendono di dettare le regole al posto nostro. Di gente che nessuno ha votato, ma che è stata nominata arbitrariamente che vuole imporci dei limiti. Perché un allevatore italiano deve sottostare alle quote latte imposte dall’Europa? Qui si vende il latte italiano, quello tedesco e quello francese lo lasciamo a loro. Ci hanno imposto la loro moneta e ne subiamo ancora le conseguenze.

Siamo anche succubi della chiesa cattolica, e questo lo dico a prescindere dal mio ateismo. Ogni decisione che viene presa deve avere l’imprimatur di quel coglione ingioiellato vestito di bianco, che predica a ME la povertà quando vendendo l’oro che indossa si potrebbe sfamare una piccola nazione africana.

Io non ho bisogno dell’Europa. Non ho bisogno della chiesa. Ho bisogno di vivere in un Paese civile e democratico nel quale vengono rispettati i diritti prima di tutto degli Italiani, tutti gli altri vengono dopo.

Fra poco, si spera, finirà questa disgraziata legislatura e si tornerà al voto, e si riproporrà per milioni di cittadini il solito dilemma di sempre: chi votare?

Ammetto che me lo chiedevo anche io, ma questa volta ho fatto un ragionamento inverso: chi sicuramente NON voterò?

Allora, di certo non posso votare nessuno schieramento che, più o meno apertamente, abbia sostenuto con i suoi voti in parlamento questo governo di tassassini. Quindi no PDL, no PD, meno che mai Fini o Casini. Di comici e giullari a palazzo ce ne sono già tanti quindi Grillo è escluso. Allo stesso tempo mi piacerebbe votare qualcuno che sappia riconoscere un congiuntivo quando ne vede uno, ergo il signor Di Pietro non posso votarlo.

Però, però però però.

Non è un mistero che io sia sempre stato di destra. La destra vera, sociale, che fa politica con passione ed ancora ha dei valori morali saldi, non quella di Fini o dei suoi colonnelli, neanche quella di Gasparri o La Russa. Negli ultimi anni c’è un solo partito che ha sempre portato avanti quelle che sono anche le mie battaglie, anzi LA battaglia, la buona battaglia, quella per il Paese.

E’ un partito che non sta in parlamento. Per scelta. Per non abbassarsi al berlusconismo, per non omologarsi. E’ La Destra di Francesco Storace. Se volete, andate a leggere il “Manifesto della Sovranità” sul suo sito internet. E’ una cosa in cui possono riconoscersi tutti, anche chi di destra non è mai stato.

Leggetelo, ditemi cosa ne pensate; fategli, se potete, qualche obiezione.

E riflettete seriamente se quelle che leggete sono le stesse cose che volete anche voi. Nel mio caso è stato così, ed io ho trovato il mio candidato.

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Assurdità in TV

A volte qualcosa riesce ancora a stupirmi.

Ad esempio vedere canali normalmente improntati ad un atteggiamento scientifico cadere così in basso da cavalcare le teorie più assurde solo per catturare audience.

“I giorni dell’apocalisse” su DMAX e “La fine del mondo” su National Geographic Channel ne sono un esempio. Davvero c’è qualche cerebroleso davvero convinto che il 21/12/2012 ci sarà la fine del mondo?

Se è così, lo invito a mandarmi tutti i suoi soldi il giorno 20/12, tanto il giorno dopo non varranno nulla e/o saranno superflui.

Bah.

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