Spirit in the sky

Lo sguardo è fisso verso Ovest, dove la nana gialla che chiamiamo Sole e che a noi sembra tanto grande, è appena scesa sotto l’orizzonte.
Fa molto freddo e ci sarà da aspettare, ma sono preparato e comunque non ho intenzione di rinunciare a fare quello che sto facendo.
Sono dieci giorni precisi che piove ed il cielo è stato coperto al 100% per tutto questo tempo, e non ho avuto nessuna possibilità di dare un’occhiata alle stelle, cosa che adoro fare.
Dall’altra parte, ad Est, la luce che arriva dalla città impedisce di vedere “spuntare” le prime stelle dal tessuto della volta celeste. Mi muovo un po’, cammino perché ho i piedi gelati nonostante i calzettoni e le scarpe pesanti, e siamo a Roma, non a Novosibirsk!
Il tempo passa, come sempre troppo lentamente quando aspettiamo qualcosa, ma passa e magicamente si inizia a vedere qualcosa là in alto, è Betelgeuse e fra poco saranno visibili chiaramente anche Al Nitak, Al Nilam e Mintaka, le stelle della cintura di Orione. Poi arrivano quasi contemporaneamente Rigel, Aldebaran e Giove, che ci fa compagnia da tutto l’inverno. Le stelle del Toro si vedono ormai tutte chiaramente, ed alle mie spalle l’Orsa Maggiore e Polaris sono già dei fari. Peccato che sia presto per vedere l’Orsa Minore, ha delle stelle molto più fioche ma non per questo meno affascinanti.
Intanto è diventata visibile la spada di Orione ed al centro si intuisce, guardandola con un semplice binocolo, la grande Nebulosa di Orione che ci appare come una macchia confusa di cinque stelle molto vicine tra loro.
Ma ormai l’ultimo chiarore del giorno è sparito e mi rivolgo di nuovo ad Ovest, in cerca di un punto sfocato poco al di sopra della linea dell’orizzonte. L’ho individuato ma sarà lui? Inforco il binocolo e finalmente la vedo che erutta la sua coda in tutta la sua gloria. C/2011 L4, per gli amici Pan-STARRS.
E’ uno spettacolo che non capita tutti i giorni, ho avuto la fortuna di vedere altre comete negli anni passati ma ogni volta è sempre emozionante. Mi accorgo che mi sto facendo un po’ prendere come mi capita sempre in questi casi e mi spunta qualche lacrima (o sarà il freddo?). La seguo finché posso, una ventina di minuti con le mani che a malapena riescono a tenere il binocolo tanto sono diventate insensibili, finché la vedo poggiare dolcemente sulla linea dell’orizzonte, per qualche minuto è ancora visibile la coda e poi sparisce del tutto.
Mentre metto via il binocolo e scendo dal terrazzo per rientrare in casa a riprendere sensibilità alle mani comincio a pensare. Ci sono voluti 27 milioni di anni dalla prima scimmia antropomorfa all’Homo Sapiens e questa cometa in particolare tornerà fra 100 milioni di anni. Non so se il nostro pianeta, questa fragile oasi nel nulla cosmico, sarà ancora abitato per quella data ma di sicuro quelli che la vedranno passare non saranno uomini come noi. Saranno esseri superiori, spero migliori, che avranno trovato un compromesso tra benessere personale e sfruttamento delle risorse, perché se non lo avranno trovato semplicemente non saranno lì.
Le loro conoscenze saranno la summa di quelle delle persone che li hanno preceduti, e forse parleranno anche di noi, e diranno ai loro figli “l’ultima volta che questa cometa è passata qui vicino la Terra era abitata da un popolo primitivo che inquinava persino l’ambiente nel quale viveva”
Vorrei concludere con le parole di Edgar Mitchell, un uomo che ha camminato sulla Luna e che vorrei fare mie perché è esattamente quello che penso:

“Nello spazio esterno si sviluppa una coscienza globale istantanea, un orientamento verso le persone, una intensa insoddisfazione con lo stato del mondo, e un senso di costrizione a fare qualcosa al riguardo. Da lì sulla Luna, la politica internazionale sembra così meschina. Vorresti prendere un politico per la collottola e trascinarlo lontano per un quarto di milione di miglia e dire: ‘Guarda quella, figlio di puttana!’”

ɐıןɐɹʇsnɐ

Voglio andare down under. Cioè, giù di sotto.
Anche se, a mio modesto parere, sarebbe più corretto dire upside down, cioè sottosopra.
Parliamo, ovviamente, dell’Australia.
Io e mia moglie ci siamo dati una scadenza per prendere quella che potrebbe essere la decisione più importante per il futuro.
Abbandonare tutto e tutti, amici, parenti, la casa dove sono cresciuti i nostri figli e il Paese dove siamo nati. Non è facile.
Ma a volte nella vita dobbiamo prendere delle decisioni scomode. Possiamo parlare chiaro senza scandalizzarci e senza timore di essere smentiti: in questo Paese non c’è più futuro.
Non ci è bastato toccare il fondo, abbiamo iniziato a scavare, e da parecchio tempo.
Nel dopoguerra sembrava che l’Italia potesse arrivare ad un ruolo di primo piano nel panorama europeo, il boom economico degli anni ’50 avrebbe dovuto creare una ricchezza diffusa e una classe dirigente adeguata. Invece no. Ci ha dato una illusione di potenza, creando i presupposti per il circolo vizioso che ci ha portati oggi, sessanta anni dopo, ai livelli di nazioni africane quanto a stabilità e crescita economica.
Cosa è andato storto? Vorrei qui fare una riflessione molto semplificata di come secondo me sono andate le cose.
L’aumento del benessere economico generale potrebbe essere stata la causa scatenante.
Chi sta bene tende spesso a fare il passo più lungo della gamba e le famiglie hanno innescato il meccanismo del debito, acquistando beni, spesso non necessari, facendo finanziamenti o comunque indebitandosi. Di riflesso questo ha aumentato esponenzialmente la presa delle banche sull’economia del paese. La classe dirigente ha pensato che dei cittadini che potevano permettersi acquisti di beni di quella portata avrebbero potuto e dovuto pagare tasse più elevate. I cittadini, che ormai erano abituati ad un determinato stile di vita, non hanno smesso di indebitarsi anzi hanno semmai aumentato i loro debiti nei confronti delle banche. Il copioso afflusso di denaro nelle casse dello Stato ha fatto credere ai governanti che, dopotutto, potevano permettersi di attingere a mani basse dal bilancio dello stato. Potete andare avanti a piacere per altri cinquant’anni in questa spirale di idiozia ed arriverete, solo per citare gli ultimi casi, a Maruccio e Fiorito.
Troppo semplicistico ed ingenuo? Probabile. Ma sembra verosimile.
Mia nonna diceva, parlando dei politici, che “il più pulito c’ha la rogna”.
Eppure non è difficile da capire. Winston Churchill, che non era un cretino qualsiasi, diceva che “Una nazione che si tassa sperando di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirandosi per il manico”.
Credo che non esista paragone più calzante per definire l’odierna situazione italica.
Veniamo da un governo di tassassini guidato da un “economista” che ha completato l’opera di distruzione della piccola e media impresa. Pensateci per un attimo, dopo gli anni ’50 e ’60 è stata tutta una parabola discendente.
E all’orizzonte non vedo prospettive di nuovi boom economici. Non ci sono più nicchie da riempire. Niente mi fa presagire che dopo cinquant’anni di caduta libera ci si possa rialzare.
Da qui la mia idea che il futuro non c’è più. Ce l’hanno rubato. Mi ci metto anche io e dovrebbero farlo tutti, in special modo chiunque abbia dei figli. Diciamolo come ad una riunione di alcolisti, alziamoci in piedi e diciamolo ad alta voce:

“ABBIAMO RUBATO IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI!”

Così, qualche tempo fa ho cominciato a ponderare l’idea di lasciare l’Italia. L’ho già detto, è dura. Ma dobbiamo porci una domanda fondamentale: cosa siamo disposti a barattare per far vivere ai nostri figli una vita degna di essere vissuta? A cosa siamo disposti a rinunciare? Nel mio caso,a tutto. Dopo avere valutato attentamente i pro e i contro di questa scelta mi sono reso conto che gli unici contro sarebbero la lontananza mia e di mia moglie dalle rispettive famiglie. Scelte, ancora una volta.
Come quella del paese dove trasferirsi, e l’Australia è il paese ideale.

E’ bello. Un ecosistema rimasto isolato per quasi 70 milioni di anni, con una fauna unica e bellezze naturali indescrivibili.
E’ democratico. Chi vive in Australia ha gli stessi diritti dei cittadini Australiani anche se ha solo un visto di lavoro non permanente.
E’ accogliente. Gli stranieri sono benvoluti in quanto considerati risorsa fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del paese.
E’ solido. In un’area estesa quanto il Nord America vivono circa 23 milioni di persone che non riescono a soddisfare l’ampia richiesta di lavoro. La parola disoccupazione è sconosciuta e gli stipendi sono elevatissimi.
E’ aperto. In Australia convivono persone di un numero altissimo di nazionalità diverse, attualmente il più alto al mondo.
E’ attento. Proprio per il prolungato isolamento l’Australia non può permettersi invasioni di insetti della frutta o virus sconosciuti, tipo l’afta epizootica e quindi i controlli sulle persone che arrivano sono accuratissimi. C’è una lista di cose che non si possono portare.
L’Australia è anche tante altre cose che non è necessario scrivere qui.

Fra poche ore apriranno i seggi per le elezioni.
Per quanto mi riguarda saranno lo spartiacque della mia vita, anche se non sono ottimista sul risultato.
Il Governo che uscirà da queste elezioni dovrà dare almeno un segnale di cambiamento entro il primo anno di vita, altrimenti sarò costretto a dire addio al mio Paese (quanto meno a provarci), e per quanto allettante è una prospettiva che un po’ mi spaventa.
Ma molto, molto meno che ritrovare al Governo le solite vecchie facce.

Ad astra

Non trovo mai niente.
Conosco però un sacco di persone che, a sentirle, riescono sempre a trovare qualche cosa.
Un telefonino, 50 euro, documenti, computer, chiavi, tablet, gioielli, zaini, portafogli e tutto un bazar di cose che la gente, distrattamente, perde. Non entro nel merito del “cerco il proprietario o me lo tengo”. Non serve. Dopotutto siamo italiani.
Queste persone che vivono la loro vita a testa bassa si considerano fortunate perché trovano sempre qualcosa.
Io no. Ma non perché sono sfortunato.
Semplicemente, sono abituato a guardare in alto. Mi capita spesso di stare di notte all’aperto a guardare le stelle, vivere in campagna aiuta e lo faccio sin da bambino (consapevole che tra una cosa e l’altra non riuscirò mai a mettere via abbastanza soldi da comprare un telescopio con i controcosi per trasformare una semplice passione in un vero hobby) e più di una volta mi è capitato di inciampare come un fesso.
Ma più che un fatto del momento è una vera attitudine per me guardare oltre. Lo faccio sempre, anche di giorno non sto mai a guardarmi i piedi come tanti ma cerco di spaziare con lo sguardo spinto da una curiosità innata. A volte penso che se ci siamo evoluti così tanto è solo grazie alla curiosità. Ho letto una frase tempo fa, di solo due parole: “Question everything”.
Rispecchia esattamente il mio modo di pensare e di vivere. Se tutti al mondo la pensassero così sarebbe un mondo n volte migliore. Ma purtroppo c’è ancora gente che crede a un suo dio, all’oroscopo, alla profezia Maya, al santone che toglie il malocchio. Accettano supinamente qualsiasi cosa viene loro detta senza farsi il minimo scrupolo di chiedersi, quantomeno, se sia minimamente possibile verificare scientificamente questa cosa.
Una persona a me molto vicina, vedendo il genere di libri che leggo (Dawkins, Hawking, Russell, Schopenauer passando per Einstein, Hack ed altri), mi ha detto che non dovrei fidarmi ciecamente di un libro scritto da un uomo come me, che per definizione è fallibile. Il pensiero che libri come la bibbia siano stati anch’essi scritti da uomini ma tanti non abbiano nessun problema a fidarsene ciecamente non l’ha neanche sfiorata.
E’ una delle tante prove che le religioni sono il male di questo mondo. Vedere il grottesco teatrino delle cerimonie religiose mi disgusta profondamente. Vedere gente che va in chiesa tutte le domeniche a battersi il petto (e a confrontare i vestiti per ostentare quello più bello) e poi quando ti incontra per strada, cristianamente, neanche ti saluta, offende la mia intelligenza.
Mi consolo sapendo che i giovani non frequentano quasi più le chiese. A malapena fanno la comunione e solo perché “è la festa dei bambini”, e questa è una speranza per il futuro. Quasi nessuno si fa più prete per fortuna, e credo davvero che di qui a cinquant’anni il cristianesimo sarà un ricordo.
E questo solo grazie all’istruzione. Per altre religioni ci vorrà molto più tempo, perché nei paesi del terzo mondo o in medio oriente l’istruzione non è una priorità, ma alla fine scienza e progresso vinceranno.
E sarò ben felice di continuare a non trovare niente.

Pale Blue Dot

Un puntino
La Terra da sei miliardi di km.

«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.»

(Carl Sagan)

Aggiornamento server

Finalmente, dopo un paio di giorni di lettura di documentazione, ho preso il coraggio a quattro mani ed ho fatto lo switch.
Ora questo sito non gira più su Apache2 ma con nginx, multithreaded e 10 volte più performante. Considerando che gira su un computer ARM grande come una carta di credito non è male. Ora in teoria la mossa successiva sarebbe passare da MySQL a SQLite ma temo che WordPress non sia d’accordo. Vedremo.

Non so perché scrivo queste cose visto che il sito ha due (2) lettori ma vabbè, è giusto per dovere di cronaca.

Ordine sparso

Nutro, con rare eccezioni, un profondo disprezzo nei confronti della specie umana.
A volte mi chiedo come sia stato possibile che degli esseri stupidi, ottusi e continuamente in lotta con la natura come noi siano riusciti a diventare la specie dominante sul pianeta. Gli altri animali prosperano solo vivendo in armonia con la natura, noi facciamo di tutto per distruggerla, per inseguire quel soldo in più che alla fine della fiera non allungherà di un secondo il tempo che abbiamo da vivere.
Inseguiamo uno stile di vita che non aggiunge niente al nostro essere umani, mode, oggetti che non ci servono. Corriamo, tutto il giorno, tutti i giorni, ci affanniamo dietro a tante cose futili e nel frattempo tralasciamo le cose davvero importanti. Il bisogno del superfluo è prepotente. E non è la cosa più grave. Abbiamo smesso di essere. Abbiamo smesso di pensare.

E intanto corriamo. Fateci caso, hanno tutti fretta. Anche chi non ha niente da fare vuole farlo velocemente. E quei privilegiati che lavorano, a sentirli, mandano avanti da soli il Paese. Spiace dirlo ma sono specialmente le donne che la pensano così. Da una parte le capisco, per migliaia di anni sono state relegate a ruoli di secondo piano, non potevano votare, lavorare, guidare, parlare. In alcuni paesi sottosviluppati è ancora così. Quindi ora, qualsiasi cosa facciano, è una conquista da mostrare a tutto il mondo. Solo che al mondo non frega un cazzo di quello che fanno loro, in particolare quando te lo sbattono in faccia con quell’aria da “lavoro solo io”.

Ne conosco che fanno le segretarie, fanno 3-4 fatture al giorno nei pochi minuti che facebook le lascia libere di lavorare e la sera tornano a casa distrutte. E magari trovano il marito (che lavora anche lui) che ha già cucinato, fatto il bucato e magari anche le pulizie. Ma non deve sembrare un post contro le donne perché non è così.

Gli uomini dopotutto non sono da meno. Ne vedo alle 6 di mattina al bar a bere superalcolici e bivaccare tutto il giorno come dei debosciati, e (credetemi) mi sento male io perché mi fa SCHIFO sapere che c’è qualcuno che si comporta così e non fa niente per cambiare. Per migliorarsi. Non tanto, ma almeno un pochino…

Intendiamoci, non sto dando dei giudizi, è solo che lo stato delle cose è questo. Mi sento profondamente diverso dalla stragrande maggioranza degli esseri umani (ma non necessariamente migliore), perché sin da piccolo ho sempre avuto FAME di sapere. Spesso mi dicono che so tante cose, che ho cultura, che sono sprecato per il lavoro che faccio ma non è esattamente così.

Le cose che so vengono solo dalla mia innata curiosità, non sono cose che mi sono messo a studiare di proposito. Sento o leggo una cosa, magari la approfondisco o vado a leggere wikipedia, nel testo c’è un’altra cosa che mi interessa e comincio a svolazzare qua e là tra diversi argomenti. In poche parole ho soltanto una buona memoria. La cultura è un’altra cosa, purtroppo.

Quello che mi fa piacere è vedere che mia figlia di 9 anni è come me. Legge molto ed è curiosa. Ha già letto diversi libri, ha cominciato con quelli per bambini tipo Geronimo Stilton, poi è passata a Dahl, Calvino, Dickens, de Saint-Exupery. Non oso pensare a cosa leggerà fra tre anni, per fortuna ho una biblioteca molto ben fornita. E come me ama smontare e rimontare le cose. A volte manca qualche pezzo ma per me è comunque una gioia.

Sarò onesto, sono abbastanza preoccupato per quanto riguarda il futuro dei miei figli. Il meglio che può capitarti in Italia è studiare vent’anni, prendere una laurea spendendo la pensione dei tuoi genitori e poi finalmente trovare un bel posto a progetto in un call center. Non ho niente contro i lavoratori dei call center a parte che di norma mi spaccano i coglioni mentre sto per andare a cena, ma so che non dipende da loro.

Con il tempo mi sono ritrovato a dover dare ragione a mio fratello: in Italia abbiamo un grandioso passato, uno squallido presente e nessun futuro. Ora ci saranno le elezioni; credetemi se vi dico che non mi interessa chi vincerà perché, come diceva Mark Twain, “se votare facesse una qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare”.

Io e mia moglie ci siamo dati un anno di tempo. La data limite è Gennaio 2014. Se per quella data non cambierà niente (sì, lo so, non cambierà) organizzeremo il trasferimento di tutta la famiglia all’estero, in Australia. Per quel che mi riguarda sono disposto a TUTTO per i miei figli. Allontanarmi dal resto della famiglia. Ricominciare da zero. Spalerei merda alla fungaia per il resto dei miei giorni se avessi la certezza di un futuro migliore per loro. Purtroppo non siamo tutti uguali, paure ed egoismi possono rendere difficile la transizione.

Mi rendo conto che per mia moglie allontanarsi dalla sua famiglia sarebbe traumatico, ma esiste davvero un’alternativa? Abbiamo il diritto di barattare 10 anni di questa vita senza mordente con il futuro dei nostri figli? Tra l’altro i suoi genitori non hanno remore a viaggiare e potrebbero venire a trovarci quando volessero. Mio padre invece non si sposta mai per più di 10 km ed oltre tutto ha una paura fottuta di volare, lo rivedrei davvero raramente!

E’ davvero tutto qui, stasera ho iniziato a scrivere senza sapere dove sarei andato a finire, ma poi sono usciti degli argomenti interessanti, alcuni sicuramente da approfondire. Succede sempre così quando in realtà non hai niente da dire e vuoi solo sfogarti un po’ senza metterti a vegetare davanti alla TV come un cerebroleso.

Buona notte a tutti.

Di amici, coleotteri e dittatori sudamericani

Oggi vorrei raccontarvi una storia.
Una delle mie solite storie, nelle quali mi lamento sempre di quelli che mi stanno intorno.
E’ una cosa personale ma è tanto che ce l’ho dentro e quando ho delle cose da dire da tanto tempo va a finire che i ricordi sbiadiscono e si diluiscono nel tempo e allora ho deciso di affidarli a questo post.
Vi avviso sin da subito: è noioso. Non lo leggete.

Fino a poco più di un anno fa avevo un Amico.
Ci vedevamo poco ma ci sentivamo quasi tutti i giorni per telefono, email, twitter o in chat.
Avete presente una di quelle persone delle quali ci si ricorda da vecchi, per via delle cose condivise, molte serie ma anche parecchie cazzate?
Ecco, uno così.
E se uno dei due aveva bisogno di un consiglio, un favore, un aiuto l’altro era sempre disponibile.

Fino, appunto, ad un anno fa, quando mi chiama e mi chiede se posso comprargli a Roma una cosa che non riusciva a trovare vicino casa sua. Il giorno dopo (mi pare) riesco ad andarci e prendo questa cosa, lo chiamo e ci diamo appuntamento al lavoro da me per ritirarla.

Come si fa tra amici, ovviamente, appena si presenta gli consegno la famosa cosa e andiamo subito a prendere un caffè che ci sta sempre bene, ma uscendo, nei 20 metri che separano la porta del bar da quella del mio ufficio, vedo una cosa che mi fa incazzare: un punteruolo rosso che mi svolazza lento e pesante davanti alla faccia, a portata di mano.

Qui voglio dire che i bastardelli mi hanno ucciso tutte le cinque palme che avevo in giardino, tra le quali una di quasi 30 anni. Va da sé che allungo la mano e lo schiaffeggio per farlo cadere e poi schiacciarlo ma il mio amico si risente di questa cosa, forse disturbato dal mio accanimento nel cercare lo schifoso insetto nel cespuglietto nel quale si era rintanato.

Pochi secondi, forse dieci, di ricerca poi lascio stare e torno in ufficio dove mi accorgo con sorpresa che il mio amico era andato via. Faccio appena in tempo a guardare fuori dalla finestra per vedere la macchina che esce dal parcheggio. Non posso non notare che mi sembra un comportamento un po’ fuori dal normale (specie se a scatenarlo è stato uno schiaffo a un insetto peraltro sopravvissuto contrariamente alle mie palme) ma vabbè.

Lì per lì mi risento un pochino, poi mi rendo conto che siamo tutti diversi e che magari quel giorno aveva i cazzi suoi cui pensare ed è stata solo una reazione impulsiva.

Chi mi conosce bene sa che ho l’indole del cazzeggio, quindi appena tornato a casa cambio la mia foto del profilo di twitter con quella di un punteruolo rosso a mo’ di provocazione, per vedere la sua reazione. Che non c’è stata. I rapporti sono quindi proseguiti leggermente raffreddati per qualche mese finché noto un suo tweet che recita pressapoco “certa gente scrive solo cazzate e io sono stanco di leggerle”. Ok, magari non erano le parole precise ma giuro che il senso era quello. Contestualmente noto che il mio amico non mi seguiva più su Twitter ergo il suo tweet era riferito a me.

Uno dei miei ultimi tweet era dedicato al dittatore del Venezuela, Chavez, e gli augurava una morte lenta e dolorosa grazie al cancro che l’aveva colpito. Non so voi ma ho una predilezione particolare nel vedere morti prima possibile i figli di mignotta che devastano l’ambiente e tiranneggiano i loro paesi per arricchirsi (anche voi, lo so, solo che quasi tutti state attenti a non farlo sapere in pubblico).

Comunque, visto che non voleva più seguirmi e non era giusto che io continuassi a seguire lui, anche io (forse sbagliando) ho smesso di seguirlo.

A giugno, come l’araba fenice, il mio amico risorge dalle sue proprie ceneri e mi manda un SMS per farmi gli auguri per il compleanno. Nel giorno sbagliato. Pessima mossa per far capire a qualcuno che lo stai ancora pensando. Mi dico “vabbè si sarà sbagliato, vedrai che domani lo rimanda”. Dopo due giorni, mi arriva un altro SMS di tono lievemente (per usare un eufemismo) alterato nel quale mi accusa di non cagarlo più o di avere cancellato il suo numero (!) e che sarebbe stato l’ultimo messaggio a me della sua vita. Devo dire che finora è stato coerente.

E quindi eccomi qui. Ho dato uno schiaffo a un coleottero e augurato la morte a uno stronzo e mi ritrovo senza un Amico (che ad essere onesti mi manca un bel po’) che non aveva alcun tipo di connessione con nessuno dei due. Non voglio trarre conclusioni da questa storia perché potrebbero essere antipatiche per ciascuno dei due.

Ah, a proposito, Chavez è ancora vivo (almeno sulla morte lenta ci ho preso) ed il coleottero vive al massimo tre mesi, il tempo di generarne altre migliaia quindi almeno lui è schiantato portandosi però appresso qualche altra palma del genere canariensis che tra poco sarà estinta.

Ve l’avevo detto sin dal principio che sarebbe stato noioso, in fondo è solo gossip di bassa lega. Ma se hai letto tutto e sei arrivato fino qui non c’è nient’altro che devo dirti se non augurarti un buon 2013, Andrea.