Il problema è quando l’errore avviene per una scelta consapevole fatta quando hai già in testa quel campanello di allarme che suona per avvisarti che stai per fare una minchiata.
Ma siccome sei orgoglioso (e non poco) decidi coscientemente di non ascoltarlo e vai avanti nel tuo proposito.
Mi è successo più di una volta ma mai come nell’ultima le conseguenze di quella scelta sono state scellerate. Parlo, ovviamente, di quando ho deciso di lasciare il gruppo nel quale suonavo.
Per essere onesti la scelta in sé era giusta: non c’erano più le condizioni per continuare, per via di divergenze sia nella gestione della band e del repertorio, sia perché qualitativamente non si riusciva a crescere.
E allora in cosa ho sbagliato?
Me lo sto ancora chiedendo. Me lo chiedo di giorno, mentre sono a lavoro o sto facendo qualcos’altro e sono da solo e libero di rimuginare. Me lo chiedo di notte, quando sono a letto e nel silenzio tutto si risveglia dolorosamente e non mi fa prendere sonno.
Tutto è nato come dicevo per divergenze, principalmente con una persona. Gli ho detto con rispetto tutto ciò che dovevo dirgli, più volte nel corso della nostra avventura e più volte ho ricevuto rassicurazioni che le cose sarebbero cambiate. Ma due anni dopo i problemi erano ancora lì, ed ho mollato.
Così all’improvviso mi sono trovato senza la possibilità di fare la cosa che amo di più in assoluto, e smaniavo per rientrare, ma, per farlo, avevo bisogno prima di chiarire la questione con questa persona, e visto che io avevo detto tutto ma lui no, mi aspettavo quanto meno una telefonata nella quale mi dicesse: “Andiamo a prendere un caffè io e te da soli e chiariamo la faccenda”.
Sia chiaro che non volevo delle scuse; nessuno dovrebbe scusarsi per essere fatto in un determinato modo o per avere un determinato carattere. Avevo più che altro bisogno di avere rassicurazioni per una volta sincere sul fatto che le cose dal punto di vista musicale sarebbero davvero cambiate.
Questa telefonata, malauguratamente, non è mai arrivata. Così, e forse questo è stato il mio sbaglio, nonostante le ripetute chiamate degli altri membri del gruppo, mi sono rifiutato di rientrare nella vana speranza che la chiamata arrivasse.
Dopo un paio di mesi dalla mia “dipartita” è stato chiamato un altro musicista al mio posto e la cosa si è risolta. Sono pronto a giurare che pensavo davvero che, per loro, fosse anche meglio in questo modo. Con me presente si poteva suonare solo rock e assolutamente niente di italiano. Adesso, avrebbero potuto anche diventare una cover band di Alessandra Amoroso o Annalisa.
Poi, due o tre giorni fa, il colpo di scena: ricevo la famosa e tanto agognata telefonata.
Ci incontriamo e ci diciamo tutto quello che avevamo in serbo da dirci, ed in due mesi e mezzo di cose da dire se ne accumulano parecchie ma, al contrario di quel che mi aspettassi è stato come non avere mai interrotto il nostro rapporto.
Abbiamo parlato con franchezza, stabilito cosa fare e dove vogliamo andare, ed ho visitato la nuova sala prove privata dove stava provando il resto della band. Andiamo a prendere il famoso ed agognato caffè e… sono tornato in ballo, e anche se oggi purtroppo la band ha subito un’altra defezione e non di poco conto (non so se posso parlarne per rispetto della persona in questione) da qui inizia una nuova storia che spero di poter narrare anche con video e immagini sulle pagine di questo blog.
Da tanto tempo non aggiornavo più questo blog, all’inizio un po’ per mancanza di voglia dopo la morte del mio cane, poi avrei voluto farlo ma me ne è mancato il tempo.
Quando poi ho avuto sia voglia che tempo che argomenti, il Sig. Synology ha deciso che, dopotutto, il supporto che il mio NAS dava all’installazione di WordPress poteva e doveva essere assolutamente e tranquillamente sminchiata da uno dei numerosi updates del software di gestione, tale DSM.
Ad un certo punto con DSM7 mi sono trovato tagliato fuori dal mio stesso sito.
La mia fortuna è stata che lo avessi hostato in locale e avessi accesso in ogni caso a tutti i files della mia installazione, quindi l’impostazione era salva.
Discorso diverso per quanto riguarda il database per il quale ho dovuto risfoderare il fido PhpMyAdmin e tirarlo fuori di forza.
Ho tentato di “riparare” l’installazione ma per quanto facessi ricevevo sempre il solito errore 500, e se fate una breve ricerca sulla rete vi renderete conto che non ero il solo.
Così ho preso il coraggio a quattro mani ed ho tentato di installare wordpress in un container Docker, dove non solo sarebbe stato al sicuro da qualsiasi tentativo del cattivo Sig. Synology di bloccarmi l’accesso, ma sarebbe stato “portabile” in pochi minuti su qualsiasi altra piattaforma sulla quale potesse girare Docker, e cioè praticamente tutte, visto che gira anche sui tamagotchi…
Qui ci va una precisazione.
Per tutto questo devo ringraziare Marius Bogdan Lixandru, un ragazzo romeno che gestisce https://mariushosting.com, un sito che contiene centinaia di guide molto dettagliate per installare praticamente qualsasi cosa sul vostro Synology, ed il canale Discord da lui creato.
Grazie proprio ad una delle sue guide e ai consigli su Discord ho risolto diversi problemi che ho riscontrato nella configurazione del mio container e per questo lo ringrazio.
Ha fatto della sua passione un lavoro e se passate a trovarlo lasciate una donazione, anche di pochi euro, d’altra parte sul suo sito non ci sono pubblicità, non richiede iscrizioni di nessun tipo, non raccoglie i vosti indirizzi IP, e-mail, e non ci sono link referral di Amazon o altri store. Non ci sono pop-up e nemmeno cookies. Cosa volete di più?
Ciò detto, eccoci qui, si riparte, sperando che la voglia stavolta sia qui per restare.
When we were young and still in love We didn’t care what we were made of Our eyes were set on a distant sun It was shimmering gold
Then slowly one by one We carried our past and cradled the storm We tried to conceal the scars we wore ‘Cause we couldn’t show what we couldn’t show
I get lost sometimes With you I am found I get lost so I’ll follow the light to your heart
Will you wait, will you wait for me? There’s always a space in my heart I’m still caught in your gravity No matter the distance between us Our joy lives in the moments we share Love sure is meaningless when you’re not there Will you wait, will you wait for me? There’s always a space in my heart for you
And then the silence fell We bit our tongues, with which we tell All of our dreams, and the stories we sell But we didn’t know what we didn’t know
I get lost sometimes With you I am found I get lost so I’ll follow the light to your heart
Will you wait, will you wait for me? There’s always a space in my heart I’m still caught in your gravity No matter the distance between us Our joy lives in the moments we share Love sure is meaningless when you’re not there Will you wait, will you wait for me? There’s always a space in my heart There’s always a space in my heart There’s always a space in my heart Heart
Will you wait, will you wait for me? There’s always a space in my heart I’m still caught in your gravity No matter the distance between us Our joy lives in the moments we share Love sure is meaningless when you’re not there Will you wait, will you wait for me? There’s always a space in my heart for you
E così, te ne sei andato.
Ho pensato a lungo se scriverti o no, come ben sai le mie convinzioni mi impediscono di pensare che ci sia un’altra vita dopo quella terrena. Ho sempre creduto nella vita prima della morte, e che dopo la morte succedono sì tantissime cose, ma che semplicemente non coinvolgono noi.
Allora ho pensato di scriverti come se tu fossi ancora con noi, con tutti i tuoi pregi ma ancor di più con tutti i tuoi difetti, che alla fine sono quelli che rendono una persona quella che è (e questo come ben sai vale anche per chi scrive).
Non vorrei che tu pensassi che voglio parlare di me, ma in un rapporto tra due persone questo è inevitabile perché le vite sono a tal punto intrecciate che giocoforza una condiziona l’altra.
In questi giorni non posso fare a meno di pensare a te. Non sto a dirti che per me sei stato come un padre, perché già lo sai; voglio però che tu sappia che sei stato uno dei più grandi amici che io abbia mai potuto desiderare. Tra le tante persone che conosco sei stato l’unico col quale ho condiviso discorsi su tutti gli argomenti di cui è possibile discutere: filosofia, fisica, matematica, letteratura, biologia, praticamente abbiamo affrontato ogni campo dello scibile seppur con la leggerezza che la nostra “ignoranza” ci imponeva. Come ti piaceva dire, sapevamo poco di tutto e questo è sicuramente meglio dell’opposto.
Parlare con te ha contribuito a migliorarmi come persona, e te ne sono infinitamente riconoscente.
Abbiamo fatto tanti piccoli lavori insieme, e altri ne stavamo programmando; come ho scritto tempo fa su queste stesse pagine, aiutare gli amici fa parte del mio DNA e di conseguenza non potevo non darti una mano quando ne avevo la possibilità. Certo che mi conoscevi bene, sapevi della mia “tigna” e cercavi di non farmi esagerare quando impazzivo dietro a qualcosa che non riuscivo a mettere a posto come volevo o quando volevo fare qualcosa di avventato (chi ha detto “salire sul tetto”?).
Adesso non riesco a capacitarmi di stare a casa tua e non incontrarti, il cervello sa che non ci sei ma gli occhi istintivamente ti cercano ovunque.
Non lo nego, il dolore è tanto, anche per un freddo razionalista come me. Cerco vigliaccamente di evitare di dimostrarlo, è vero, perché mi rendo conto che per quanto io sia addolorato, la sofferenza delle tue figlie e di tua moglie non può neanche lontanamente competere con la mia.
Ma è davvero quantificabile il dolore? La sofferenza? Sicuramente sarebbe stato un altro dei nostri interessanti argomenti di discussione…
Il problema con il dolore è che rimane spesso latente per ore o giorni e poi arriva come un colpo di frusta per una piccola cosa, una foto, un vecchio messaggio sul cellulare, un libro di cui abbiamo parlato.
Quante cose avevamo ancora da dirci? Quanti buoni consigli avevi ancora da darmi? Libri da scambiare? E poi le nostre “lucette” che chi non ama la tecnologia come noi non riesce ad apprezzare…
Proprio poco fa Cristiana mi parlava dei tuoi messaggi su WhatsApp e Telegram, senza sapere che io già da giorni avevo salvato tutte le nostre conversazioni per custodirle gelosamente.
Cerchiamo di salvare il più possibile del nostro piccolo mondo, perché sappiamo che alla fine tutto quello che rimarrà saranno dei ricordi ed è fondamentale che non sbiadiscano mai.
Ora ti saluto e ti auguro buon viaggio, ovunque tu stia andando. So che mi hai voluto bene; te ne ho voluto anch’io, e questo nessuno potrà mai portarmelo via.
Quando ho deciso di mettere in piedi questo blog, è stato solo per fare esperienza nella gestione di un webserver, e non mi aspettavo certo di avere anche dei lettori. Non l’ho mai pubblicizzato, e a parte il post automatico su Twitter (dove del resto non è che abbia molti followers), ogni qual volta pubblico un nuovo articolo, in pochi sanno che esiste. E non mi interessa proprio averne di più, non ho mai capito quelli che si affannano per accumulare compulsivamente followers, come se servisse ad avere più prestigio o gliene venisse in tasca qualcosa. In buona sostanza, io scrivo solo per me stesso. E’ un modo per concentrarmi su un evento o un pensiero e ragionarci su finché non lo comprendo appieno, oppure per esternare delle sensazioni o dei sentimenti che non saprei tirare fuori in altro modo.
Non sono mai stato bravo a farlo.
Ora che ci penso potrebbe anche essere un modo per farsi conoscere meglio, in una società dove conta solo l’apparenza ed anche persone che magari si conoscono da anni fanno fatica ad apprezzare le varie sfaccettature del carattere altrui.
Lo ammetto, non ho un carattere facile. Forse anche per questo faccio amicizia con molta difficoltà, e riesco a considerare amiche le persone solo dopo una lunga conoscenza. Un amico può chiedermi qualunque cosa, in genere mi faccio in quattro per aiutare. E’ nel mio DNA, anche mio padre è così, magari lascio stare cose personali anche più importanti per aiutare un amico in difficoltà, specie se si tratta di aggiustare qualcosa. Adoro riparare le cose. Riparo di tutto, o almeno ci provo. In genere ci riesco. Quello che non sono in grado di riparare sono le cose importanti: i rapporti personali, ad esempio. Sempre per via di questo caratteraccio che mi ritrovo. Per fortuna il gruppo ristretto di amici che ho lo sa e si comporta di conseguenza.
Non vorrei che si pensasse che sono un misantropo: la compagnia mi piace. Sono solo molto selettivo. Mi piace andare a cena fuori con gli amici e a volte anche far venire tutti a casa mia per mangiare qualcosa in genere molto dannoso e calorico cucinato da me.
Alla fine della fiera vi starete chiedendo dove voglio andare a parare, ed in effetti questo post è solo per ringraziare pubblicamente i miei amici. Per essermi amici e per permettermi di essere loro amico.
Ricevo molto di più di quello che do’ e forse non lo merito. Ed anche se tra amici quasi sempre i ringraziamenti sono superflui, voglio dedicare loro questa poesia di Alberto Cortez.
Ai miei amici devo la tenerezza e le parole di sostegno e l’abbraccio, il condividere con tutti loro il prezzo che ci presenta la vita ogni giorno.
Agli amici devo la pazienza di sopportare le spine più appuntite gli sbalzi d’umore la negligenza, le vanità le paure e i dubbi.
Una barca fragile di carta sembra a volte l’amicizia ma non ce la farà mai la tempesta più violenta perché quella barca di carta ha afferrato al suo timone come capitano e timoniere un cuore, un cuore, il mio cuore.
La prima volta che ho sentito parlare di Linux (il cui nome esatto sarebbe GNU/Linux, ma tant’è), il sistema operativo più avanzato al mondo si chiamava OS/2, ed Internet era ancora una entità sconosciuta alla maggior parte degli italioti e comunque ancora di là dal divenire sinonimo di Google prima e di Facebook poi.
Correva l’anno 1994 quando, sul mio PC con OS/2 Warp 3 faticosamente installato da una scatola di ben 51 floppy disk da 1,44Mb, provai la prima distribuzione: Slackware, curata da Patrick Volkerding.
Inutile dire che l’approccio fu meno che soddisfacente: i server grafici erano ancora, per essere generosi, molto limitati ed il 99% della configurazione del sistema doveva avvenire tramite il terminale. A questo aggiungiamo che non esisteva ancora un Google cui chiedere aiuto e se non conoscevi i vari comandi eri solo, abbandonato al tuo destino.
Ho rinunciato, ma con la promessa fatta a me stesso di riprovarci quando i tempi si fossero fatti più maturi. Promessa mantenuta, e a più riprese. Ho provato varie distribuzioni (Mandrake e Red Hat su tutte) ma non mi sono mai sentito pronto a fare lo switch, secondo me Linux non era ancora idoneo a diventare un sistema consumer ed onestamente non mi sentivo pronto neanche io.
Però fare tutte quelle prove mi è servito. Sono passato dalla paura di fare un semplice cat ad usare dpkg e apt, e poi ad usare i vari chmod e chown, collegarmi ad altre macchine via ssh e copiare file via rete con scp, scrivere da solo qualche script bash. Devo dire che usare abitualmente un Mac con il suo sottosistema BSD mi ha aiutato non poco a prendere dimestichezza con la filosofia *nix. La svolta vera però c’è stata con l’acquisto del mio primo Raspberry Pi, sul quale girava anche questo sito e che ora è in attesa di diventare il cuore di un cabinet per giochi arcade anni ’80.
Ora il webserver gira su un Raspberry Pi2, quad-core e con 1 Gb di RAM ed il fatto di dover installare, configurare, ottimizzare, tutto da zero mi ha fatto rendere conto che, alla fine, se un sistema è pronto per me, tanto basta. Non mi faccio più tanti problemi ad usare il terminale, anzi quasi lo preferisco. Le mie prime esperienze informatiche sono state con un Commodore VIC-20, e poi Commodore 64 e ZX Spectrum (non ho mai capito perché preferire l’uno all’altro, erano due ottimi computer) quando o usavi la tastiera o erano pezzi di plastica inutili.
Qualche tempo fa, poi, un amico mi ha regalato un suo portatile dismesso ma ancora funzionante, di “penultima” generazione, ed ho deciso di provare a vedere se un PC Linux poteva sostituire senza problemi il mio iMac (che ormai ha sei anni e si avvia verso l’obsolescenza), così ho fatto una lista delle applicazioni installate ed ho cercato le equivalenti per Linux. Ho scelto una distribuzione che derivasse da Debian, che ritengo la migliore in assoluto ma poco votata ad un utilizzo desktop, e la scelta è caduta su Linux Mint. Installato, ha riconosciuto automaticamente tutte le periferiche (scheda video, rete, wifi) ed in pochi minuti ho avuto in mano un sistema funzionante e molto performante rispetto alla versione di Windows che era installata fino a poco prima.
Le applicazioni si comportano in modo egregio, ma devo ammettere che graficamente l’impatto è abbastanza brusco perché possiamo trovargli tutti i difetti ed i bugs che vogliamo, ma OS X è *BELLO*. Credo che si dovranno fare dei grossi passi in avanti per migliorare l’aspetto delle varie distribuzioni Linux se si vorrà trovare qualcuno anche solo disposto a provarlo perché, si sa, anche l’occhio vuole la sua parte. Anche la frammentazione, con millemila distribuzioni disponibili, non aiuta, e l’utente medio si sente perso e nell’impossibilità di fare una scelta. C’è anche un altra cosa di cui tenere conto, e non è meno importante. I Mac sono SILENZIOSI. Con lo schermo in standby non si riesce a capire se il mio iMac è acceso o spento mentre anche il PC più silenzioso ha almeno due ventole che fanno parecchio rumore (certo, a meno di spendere 100€ per una ventola…).
Parlando del lato economico se si prova a configurare sul sito Apple un iMac 4K al massimo della configurazione la cifra si avvicina ai 4000€. Un PC di pari configurazione costa intorno ai 1500€ e spendendo 100€ in più si può avere un sistema abbastanza silenzioso, mi pare una differenza mostruosa se si considera che se si guasta un componente in un iMac o si va alla Apple o si butta, mentre in un PC si sostituiscono ed AGGIORNANO componenti a piacimento.
Inoltre su un PC posso installare anche tre o quattro sistemi operativi diversi, ed uno di questi perdendo un po’ di tempo ed avendo mooooolta pazienza può essere anche OS X, mentre su Mac posso installare solo Windows e solo la versione supportata dai driver Apple…
Detto quanto sopra, il verdetto è il seguente: lunga vita al mio iMac! Spero che duri il più a lungo possibile e nel frattempo continuerò ad usare e fare pratica con Linux sul portatile, ma è sicuro che a prendere il posto del mio iMac sarà un PC perché non è più giustificabile la spesa di un Mac soltanto per un bel design dell’hardware ed un sistema operativo bello da vedersi se poi il tutto non si riflette anche sulle prestazioni o la dotazione software.
Non vorrei che questo piccolo blog diventasse una succursale di una qualsiasi associazione di consumatori, ma a volte succedono delle cose che vale la pena di far sapere a tutti, come è stato per gli addebiti di Tre per i falsi abbonamenti.
Nella fattispecie, oggi vorrei parlare di ACEA, società di proprietà del Comune di Roma (cosa che già di per sé non è una garanzia di solerzia e precisione) che allunga i suoi tentacoli su un po’ tutte quelle cose indispensabili per vivere in una società civile. Acqua, gas ed energia elettrica.
Partiamo dall’acqua. Sono DUE ANNI che invio regolarmente ogni due mesi circa un fax corredato da fotocopia del mio documento di identità con la richiesta di attivazione del RID bancario per non dover spendere due euro ad ogni bolletta che arriva. RID bancario, tengo a precisare, che ho attivato quando ho fatto il contratto, e che è stato annullato (DA ACEA) quando si sono migrati i RID nel sistema SEPA.
Attualmente, dopo ben due anni, ancora non è dato sapere perché questo RID non venga attivato. Ripetute chiamate al call center servono solo ad ascoltare operatori che a precisa domanda rispondono “Antani come trazione per due anche se fosse supercazzola bitumata, ha lo scappellamento a destra per via del tarapìa tapìoco”.
L’unica soluzione sarebbe di andare a perdere un giorno di vita e recarmi presso quella sorta di girone dantesco che è la sede ACEA di Piazzale Ostiense. Onestamente, preferirei il seppuku.
Ma se già questa situazione sembra assurda, aspettate di sentire cosa mi è capitato con il ramo energia di ACEA, dall’altisonante ed originale nome di AceaEnergia.
Ho ricevuto regolarmente le loro bollette di Luce&Gas fino ad Ottobre 2014 quando inspiegabilmente a Dicembre l’attesa bolletta per l’energia elettrica non mi viene recapitata. Non risulta nemmeno sul loro sito. Non è stata proprio emessa.
Aspetto qualche giorno, poi a Gennaio chiamo il loro call-center. Spiego la situazione e mi dicono che faranno un sollecito. Mi ritengo soddisfatto e la chiudo lì. A Marzo non si vedono ancora bollette. Richiamo e mi viene spiegato che si è bloccata la fatturazione. Bè, sblocchiamola, dico io. Mi dicono che se ne occuperanno loro e chiudiamo la chiamata. Siamo a Giugno e tutto tace. Richiamo. Ci sono problemi, posso per favore inviare la lettura del contatore? Certo che posso ma cazzo siamo nel 2015 ed il contatore potete leggerlo anche da remoto, siamo seri. Comunque lo faccio e mi dicono di attendere.
Io, per attendere, attendo, ma continuo a non ricevere bollette ed i KWh sul contatore continuano a correre. A Settembre (facciamogli fare almeno le ferie in pace, lavorano tanto poverini!) chiamo di nuovo. Ancora bloccato. Faranno il sollecito del sollecito e a breve risolveremo. Abbozziamo e tiriamo avanti. Siccome l’ho già tirata troppo per le lunghe facciamo che saltiamo a piedi pari altre due telefonate ed arriviamo a Giugno 2015, quando mi viene recapitata una bolletta di 1550€.
Non so voi ma io prendo poco di più di quella cifra ogni mese e per arrivarci lavoro sabati, domeniche, festivi e di notte. Quindi (indovinate) chiamo il call center e chiedo di rateizzare la bolletta. Nessun problema, mi dicono, ma devo aspettare che scada e poi richiamarli per la rateizzazione. La bolletta scade il 13 Luglio, il 28 o il 29 Luglio (non ricordo con precisione) li richiamo e mi danno le istruzioni: invia raccomandata a/r a Piazzale Ostiense con i dati della bolletta e ti arriva a casa il piano di rientro. Tutto bene me pare, no?
No. A fine Agosto parto per le ferie e questo fantomatico piano di rientro non è ancora arrivato. In compenso, però, mentre sono in vacanza, a casa mia arriva una raccomandata di preavviso di distacco dell’energia elettrica. Me la faccio inviare via fax e con quella davanti (ri)chiamo il call center. Siamo al 3 Settembre. L’operatrice mi dice che la richiesta di rateizzazione è arrivata, che è in lavorazione, che non era necessaria la raccomandata ma bastava un fax (e via altri 5 euro buttati) e mi garantisce che non ci sarà alcun distacco ma solleciterà l’invio del piano di rientro.
A metà settembre torno a Roma bello tranquillo e ricomincio il tran-tran quotidiano. Il 5 Ottobre mi staccano la corrente. Chiamo di nuovo i cerebrolesi di ACEA e mi dicono che “la rateizzazione è stata rifiutata IL 25 AGOSTO perché richiesta quando erano trascorsi più di dieci (10) giorni dalla scadenza della bolletta”. Se rivoglio la corrente devo pagare subito 1550€. Ora, l’ultima volta che ho guardato fuori non ho visto soldi crescere sui rami degli alberi, così mi sono rivolto all’unica persona che poteva aiutarmi, mio padre. Senza dire né a né ba ha fatto un bonifico dal suo conto (non naviga nell’oro) e pagato la bolletta, inviando la ricevuta ad ACEA, che il giorno dopo ha effettuato il riallaccio.
Di tutto questo che affermo, cara ACEA, ho documentazione scritta. Anche il numero dell’operatore con cui di volta in volta ho parlato.
Per fortuna, qui non siamo nella vigna dei coglioni. Mio padre ha 11KW e con 3 metri di cavo mi ha dato corrente per 24 ore. Ma cosa sarebbe successo ad un’altra persona? Pensate solo al cibo nel freezer. Pensate a chi vive collegato ad un macchinario o per entrare e uscire usa un montascale elettrico. A chi ha una delle nuove linee telefoniche VoIP e si ritrova ANCHE senza telefono. A chi ha bambini e/o anziani e non ha modo neanche di lavarsi perché le caldaie a gas usano comunque l’energia elettrica. Pensate a casa vostra, 24 ore senza corrente.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere ma questi sono i fatti. Ora mi e vi chiedo le seguenti cose:
1. Perché a Giugno 2015 non mi è stato detto che dovevo chiamare per la rateizzazione entro un termine di tot giorni?
2. Perché il 28/29 Luglio non mi è stato subito detto che ero oltre i termini della richiesta anzi mi si è fatta spedire una raccomandata aggiungendo altri soldi alla spesa?
3. Perché il 3 Settembre non mi è stato subito detto che la mia richiesta era stata bocciata in modo da tutelarmi per tempo ed evitare il distacco?
4. Perché invece di RIDURRE la potenza al 15% del nominale (nel mio caso poco meno di 700W) come previsto dalle vigenti norme di legge si è provveduto al distacco totale lasciando una famiglia con due bambini nell’isolamento totale?
ma soprattutto mi chiedo:
5. Perché per un disguido causato da AceaEnergia stessa (il blocco della fatturazione) che anzi io mi sono prodigato per far risolvere, e per l’incompetenza dei loro operatori di call center, adesso mi toccherà pagare anche oltre 130€ di spese per distacco e riallaccio.
La verità è che viviamo in un paese senza regole certe e senza nessuna difesa. Non siamo in grado di tutelarci da questi sciacalli, siamo carne da macello ed a chi ci governa non frega niente di noi. Basta guardarli durante le sedute in parlamento. Si capisce che noi nella loro testa proprio non ci siamo, quello che conta è solo il proprio tornaconto. Sono davvero schifato di questa situazione, ho dubitato a lungo se scrivere o no questo articolo ma alla fine ho deciso che ne valeva la pena, magari qualcuno lo leggerà e trovandosi nella stessa situazione si comporterà diversamente. Dal canto mio, ho già fatto richiesta di passaggio ad altro fornitore per luce e gas, non voglio avere più niente a che fare con AceaEnergia, anche se mi toccherà tenermela per l’acqua visto che agisce in regime di monopolio e per questo si permette di fare quello che vuole sulle spalle degli utenti. Potendo, preferirei bere l’acqua del pozzo piuttosto che dare anche un solo euro a loro.
Qualche giorno fa, il 15 gennaio, stavo tranquillamente passeggiando con mio figlio lungo Via Gregorio VII quando, alle 15.08, ho sentito arrivare un SMS. Ho preso l’iPhone dalla tasca interna del giubbotto e letto:
“SEXY BOOM: Abbonamento attivato. Costo 5€/sett. Scarica i contenuti su http://pianeta.tre.it/hbase/cp/proxy?pageID=3199 Info&Disatt: 05211626586.”
Mi sono precipitato a chiamare il numero di cui sopra per disattivare un servizio mai richiesto ed infatti subito dopo ho ricevuto un altro SMS:
“SEXY BOOM: Il servizio è stato disattivato. Per riattivazione vai su http://sexyboom.mobi”
Preoccupato di un eventuale addebito ho inviato immediatamente un tweet al servizio clienti Twitter del mio operatore, Tre Italia, dal tono un po’ alterato per via della situazione:
“@Tre_It ricevuto SMS di attivazione abusiva del servizio sexy boom prontamente disattivato. Vi diffido dall’addebitarmi cinque euro vergogna”
Il resto della giornata è passato così, senza altri eventi, ma il mattino seguente, 16 gennaio, controllando il traffico della mia SIM ricaricabile ho subito notato l’addebito di 5€ per l’attivazione del giorno precedente. Nessuna risposta al mio tweet, quindi ho chiamato il 133, passato tutta la trafila di voci registrate per cercare l’opzione per parlare con un operatore, senza successo. Mi sono di nuovo rivolto a Twitter scrivendo di nuovo al servizio clienti:
“@Tre_It Scrivo qui e non rispondete, chiamo il 133 e non posso parlare con operatore, cosa devo fare? Mi avete sottratto 5 euro abusivamente”
Dopo pochi minuti ho ricevuto la loro risposta, nella quale mi chiedevano di contattarli con un messaggio diretto sempre su Twitter:
“@lucaspeed Mandaci pure segnalazione in DM #SocialCare3”
La mia segnalazione è stata semplicemente:
“d Tre_it servizio sexy boom attivato abusivamente a 5€, non richiesto e disattivato appena ricevuto SMS su num 3******003, esigo il rimborso, grazie”
Il giorno seguente, 17 gennaio, ho ricevuto da Tre il seguente messaggio diretto:
“d lucaspeed Ciao,ti informiamo che il servizio in oggetto è un servizio in abbonamento consistente in contenuti scaricabili la cui attivazione può avvenire solo in uno dei seguenti modi: da portale 3 App&Store, da m-site (siti internet mobili) esterni di fornitori di servizi in abbonamento o tramite banner di advertising presenti su siti web o presenti in applicazioni. Per attivare il servizio, il Codice di Autoregolamentazione Servizi Premium (CASP) richiede che il cliente debba cliccare sul tasto di attivazione presente nella pagina di acquisto, confermando la piena ed inequivocabile consapevolezza e volontarietà nella sottoscrizione del servizio. Il rapporto contrattuale sorge infatti tra la Società che fornisce lo specifico servizio attivato ed il Cliente stesso, nel momento di adesione al servizio offerto, con totale estraneità di 3 a tale rapporto. In ogni caso abbiamo provveduto a disattivare gli abbonamenti che risultavano attivi. Ad ogni buon conto 3, ritenendo che il tuo reclamo denoti buona fede nella inconsapevolezza dell’avvenuta attivazione ed in ragione dell’essere questo un episodio singolo, ti ha erogato una ricarica omaggio di 10 euro per i 2 contenuti scaricati dalla tua utenza,certi di farti cosa gradita. Ti invitiamo pertanto a porre attenzione durante la navigazione, in quanto come già detto sopra, non sono previsti ulteriori rimborsi”
Per lo meno questo è quello che hanno scritto loro, quello che io ho letto è “BLA BLA BLA BLA E’ COLPA TUA”. Si può dire su internet che mi giravano le palle a manetta? Incazzato come non mai ho voluto rispondere per filo e per segno a Tre cercando di spiegare la situazione nella quale questa attivazione è avvenuta, scrivendo loro questo messaggio:
“d Tre_It Vi ringrazio per la risposta e la ricarica, ma tengo a precisare quanto segue: sul mio telefono non sono presenti applicazioni di terze parti a parte due o tre che non sono giochi o app gratuite ma strumenti di lavoro profumatamente pagate quindi non è possibile che abbia cliccato su qualche banner (mai VISTO un banner in senso assoluto sul mio iPhone) e soprattutto anche avendolo fatto non avrei mai e poi mai approvato l’abbonamento SE mi fosse stato richiesto; non visito siti con giochini e simili; inoltre non ho scaricato mai contenuti dalla mia utenza sfruttando quell’abbonamento essendomi limitato a disattivare l’abbonamento MENO DI DIECI SECONDI DOPO AVERE LETTO L’SMS DI ATTIVAZIONE! Quando mi è arrivato questo SMS stavo tranquillamente passeggiando con il telefono in tasca ed è abbastanza complicato attivare abbonamenti con il pensiero. Credetemi, sono oltre venti anni che mi occupo di assistenza tecnica hardware e software sui tre principali sistemi operativi quindi non state parlando con un novellino. Volevo che fosse chiaro tutto questo perché questa cosa non è successa soltanto a me ma a molte altre persone a giudicare da quello che si legge sui forum. Capisco che ci siano aziende che giochino sulla buona fede altrui attivando a caso abbonamenti che, anche se vengono disattivati immediatamente, fruttano almeno 5 euro ad utenza. Quello che mi chiedo è perché una società come la vostra avalli comportamenti di tal guisa. Anni fa sono passato con entrambe le mie utenze a Tre proprio per evitare cose simili che accadevano con Wind. Non mi fa piacere sapere che succeda anche con voi, e, se è successo a me che sono un informatico e sono “scafato”, figuriamoci cosa possa accadere agli altri. Tra l’altro, per cautelarmi ho cambiato da tempo i DNS sul mio apparato (sì, si può fare…) e non c’è possibilità alcuna di andare sul portale 3 con altri DNS. Se il provider di contenuti è tenuto a richiedere una conferma di attivazione, e non lo fa, siete voi che siete tenuti a controllarlo, noi utenti non possiamo, siamo carne da macello. In ogni altro caso, c’è una breccia importante nella vostra sicurezza. Vi ringrazio per l’attenzione e vi chiedo cortesemente di disattivare del tutto la possibilità di attivare abbonamenti di questo tipo sulle mie due utenze 3**.****003 e 3**.****144 così da evitare spiacevoli inconvenienti in futuro. Con immutata stima, Luca Pagliero”
A quanto pare, e questo bisogna riconoscerlo, in Tre Italia cercano di curare le relazioni con il cliente più di quanto facciano gli altri operatori. Infatti il mattino seguente, 18 gennaio, ho ricevuto questo messaggio:
“d lucaspeed Abbiamo girato internamente la tua segnalazione, ti facciamo sapere prima possibile! #SocialCare3”
Sono rimasto in paziente attesa di notizie durante il weekend (non che mi aspettassi risposte di domenica) e lunedì mattina, 20 gennaio, ricevo la loro risposta:
“d lucaspeed Ciao Luca, con il nostro precedente script, abbiamo cercato semplicemente di rispondere alla tua domanda circa la modalita’ di attivazione tecnica di questi tipi di servizi, che nello specifico, si contraddistinguono in due tipologie: sms e contenuti.Gli sms premium sono inerenti prevalentemente a servizi attivabili inviando messaggi a numerazioni particolari (solitamente in decade 4): alcuni esempi pratici possono essere notizie di cronaca, calcio, od anche i semplici avvisi di movimentazione dell’estratto conto bancario e della carta di credito (in base alla banca utilizzata). A questo proposito, ti informiamo che possiamo provvedere a bloccare questi servizi a fronte della tua richiesta, conscio del rischio che vengano sospesi eventuali sms bancarie della carta di credito. La seconda tipologia invece, i contenuti, sono quei servizi che si possono attivare solo ed esclusicamente (non ci sono altre modalita’ di attivazione) cliccando sui banner pubblicitari a volte presenti sulle applicazioni/giochi gratuite, scaricabili dall’Apple Store (in caso di telefoni iPhone), dall’Android Market (in caso di terminali Samsung) o dall’OVI Store (per telefoni Nokia). Ti assicuriamo che non è tecnicamente possibile che l’attivazione avvenga se l’utente, la cui sim viene riconosciuta dal server dell’applicazione, non clicca sulla pagina o sul contenuto stesso.La stessa circostanza che tu riferisci di avere il terminale in tasca, è perfettamente compatibile con qaanto ci hanno riportato anche molti clienti, che a causa di un contstto accidentale sulla loro tastiera, col telefono mentre nella tasca della giacca (senza blocco tastiera),muovendosi hanno involontariamente cliccato sul tasto centrale di accesso al web ed al portale deteminando l’attivazione dei contenuti, un po’ come avviene che si attivi la macchina fotografica del telefono a causa di un contatto accidentale se non si bloccaa la tastiera. Nel caso specifico, ti consigliamo sempre di prestare attenzione nell’utilizzare quelle applicazioni, e di contattarci nel caso in cui dovessi ricevere delle notifiche relative a giochi/suonerie/sfondi, in maniera da poter fare sempre dei controlli puntuali A differenza degli sms premium sopracitati per cui possiamo inserire un barring preventivo sulle numerazioni in decade 4, per i contenuti wap billòing cio’ non è possibile”
In poche parole, ho premuto accidentalmente il tasto centrale che il mio iPhone, che è anche in una custodia rigida, non ha e mi sono collegato al portale Tre che non è accessibile dal mio telefono. Ma bravi, complimenti! E poi c’era la marmotta che confezionava la cioccolata…
Nel frattempo ho notato nella mia timeline un retweet del servizio clienti Tre, di un altro utente:
“Un grazie pubblico alla @Tre_It , che mi ha restituito 5€ di un servizio non richiesto! pic.twitter.com/nuhuAFkl92”
Quindi in Tre mentono sapendo di menta! Ma non siamo tutti cretini. Mi chiedo quante persone abbiano fottuto con questo sistema. Ho deciso allora di contattare questo utente:
“@mik***** perdonami la domanda, per caso il problema con 3 era una attivazione indesiderata del servizio sexy boom? A me è successo.”
La sua risposta non si è fatta attendere:
“@lucaspeed , a me era il servizio red girls. E sono sicuro di non aver cliccato su nessun banner pubblicitario.”
Aspetta, questo fatto mi ricorda qualcosa… Ho risposto all’utente informandolo che volendo è possibile limitare l’accesso degli smartphone al portale Tre semplicemente cambiando i DNS:
“@mik***** risultava anche lo scaricamento di 2 contenuti. E dal mio iPhone non si può andare sul portale 3 perché ho cambiato i DNS :)”
A questo punto poteva bastare. La situazione era davvero kafkiana. Era abbastanza chiaro che qualcuno stava facendo attivazioni a casaccio sperando di prendere almeno i 5€ della prima settimana, da moltiplicare per n-mila attivazioni, fanno 5*n-mila euro. In breve un bel mucchio di soldi. Anche volendo, Tre non avrebbe potuto replicare di fronte all’evidenza della truffa (non di Tre ma di aziende che si appoggiano al loro portale). Siccome però sono un fesso e non so tenermene una, mi sono sentito in dovere di replicare al messaggio di Tre, punto su punto:
“d Tre_It Vi ringrazio per la risposta. Quello che intendevo farvi capire, e come me credo diverse altre persone con le quali sono in contatto via Twitter, è che se una azienda qualunque tipo questa sexy boom o red girls decide di attivare A VOSTRA INSAPUTA un abbonamento su dei numeri telefonici a caso, poi a pagare siamo noi utenti. Siamo allora tutti degli idioti? Chi controlla queste “aziende”? Di chi è l’onere della prova? Come si può DIMOSTRARE che un servizio è stato espressamente richiesto dall’utente? L’unica cosa CERTA è che sul mio iPhone questi banner non ci sono mai stati. Le tre o quattro applicazioni che ho (se volete posso elencarvele) non hanno MAI visualizzato nessun banner. Quindi non posso averlo attivato io. Neanche per sbaglio, non sono un utonto e per me l’iPhone è uno strumento di lavoro, non un gioco. Per giocare ho un iPad che ho preso espressamente solo wifi per evitare sorprese. L’altra domanda che non ha ancora avuto risposta è la seguente: per accedere al portale 3 e scaricare contenuti bisogna usare i DNS di 3 altrimenti il portale non è accessibile. Ora, siccome sul mio iPhone i DNS che uso NON sono quelli di 3 (verificabile quando volete), come ho fatto a scaricare i due contenuti che mi avete rimborsato? Mi pare evidente che qualcosa non quadra, ed il fatto che avete rimborsato anche altre persone non fa che confermare questo fatto. Mi avete rimborsato e ve ne ringrazio, ma cose del genere in un mondo perfetto non dovrebbero accadere affatto. Peccato che siamo in Italia. Se dovesse accadere di nuovo, visto che come mi avete scritto “non ci saranno altri rimborsi”, l’unica via sarebbe una denuncia contro ignoti alle autorità competenti (authority, polizia postale) così da capire finalmente come possano attivarsi da soli degli abbonamenti. Sono molti anni ormai che sono cliente 3, pensate che 11 anni fa lavorando in un negozio di telefonia io stesso ho portato a 3 i suoi primi clienti con i precontratti con i videofonini NEC, è un’azienda che stimo e non vorrei essere costretto a lasciarla per colpa di qualcun altro che vuole fare il disonesto. Grazie e buon lavoro.”
Ad oggi, 25 gennaio, non ho avuto risposta. Non credo che l’avrò mai. Sono convinto che si possa dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio (tabulati telefonici, log di connessione, ecc.) se una richiesta è partita da uno specifico terminale, quindi in una ipotetica causa dovremmo essere al sicuro. Come difenderci? Cambiare operatore non è una soluzione praticabile, queste aziende possono attivare abbonamenti su qualsiasi numero telefonico, anzi il mio consiglio è “se capita, ed il vostro operatore vi rimborsa, non cambiatelo”. Il rischio è di cambiarlo e capitare con quello che se ne frega e non vi rimborsa. Bisognerebbe andare in causa, ma ne vale la pena per 5€? L’unica soluzione sarebbe imporre agli operatori di dare ai propri clienti l’opportunità di rinunciare del tutto alla possibilità di attivare questi abbonamenti, un po’ come capita ai numeri 144-166 sulle linee telefoniche classiche. La legge inoltre prevede che anche se si clicca inavvertitamente su un link di attivazione, prima di attivare l’abbonamento deve essere richiesta all’utente la conferma con una finestra successiva. Invece no. Di fatto, non accade. Ma chi controlla? Lo Stato se ne fotte, troppo preso a cercare rimedi per salvare culi e poltrone ai politici nostrani per preoccuparsi dei problemi, financo piccoli, della gente normale. Gli operatori fanno il minimo indispensabile perché, alla fine della fiera, questi servizi portano soldi (tanti) nelle casse dell’azienda. Possiamo difenderci da soli, ma purtroppo usiamo delle armi spuntate. Vi lascio con l’immagine del mio iPhone, triste perché non può collegarsi al portale Tre, con la promessa di aggiornare l’articolo in caso di ulteriori sviluppi.